Recensioni - Opera

Parigi del passato attraverso le canzoni di Edith Piaf, Bécaud e Brel al Teatro Romano di Verona

Dalla vie en rose al bianco e nero passando per un’infinità di sfumature

Il 25, 26 e 27 agosto ha chiuso la sezione danza in prima ed esclusiva nazionale, il Ballett Theater di Essen con il coinvolgente spettacolo intitolato La vie en rose. Lo spettacolo è stato interamente coreografato da Ben Van Cauwengergh  sulle note delle celebri canzoni di Édith Piaf, Gilbert Bécaud e Jacques Brel.

Gli interventi musicali che hanno fatto da trait d'union tra le varie canzoni, dando vita a una sorta di storia della vita di Édith Piaf e della canzone francese, sono di John Adams supportato dalla simpatica presenza di un clochard, che non è certo un barbone qualsiasi. Il clochard Jef, quello dell'omonima canzone di Brel, quello che “non sarà mai solo” è stato magistralmente interpretato dall’attore polacco Zygmunt Apostol che è più volte riuscito a trascinare con sé la platea a cantare.
Nell’idea di Van Cauwenbergh, “Jef è un personaggio tipico francese: si è perso con il bere e ora vive solo nel passato. La vicenda si svolge per le strade di Parigi. Si vede un tipico caffè di Parigi. È l'ora di punta e Jef viene spinto di qua e di là dalla gente che ha fretta. Improvvisamente crede di vedere la Piaf. Spazio e tempo mutano all'istante e Jef si ritrova nel passato di lei. Rivede così, col passo a due Mon Dieu, la storia d'amore della Piaf con il pugile Marcel Cerdan che morì tragicamente in un incidente aereo. Seguono, a questo, altri quadri danzati con riferimenti alla travagliata vita della Piaf. La stessa cosa vale per Bécaud e Brel: le loro canzoni saranno il pretesto per una "full immersion" nella loro poetica, nella loro vita di uomini e di artisti. A Verona abbiamo adattato lo spettacolo alle esigenze del pubblico italiano e modificato la successione delle canzoni e la struttura drammaturgica dello spettacolo. La versione del Teatro Romano è più concentrata rispetto all'edizione allestita in Germania e quindi più veloce, più intensa”.
La prima parte della serata è stata perciò interamente dedicata alla Piaf, interpretata da Adeline Pastor, che oltre a danzare, ha anche cantato l'inno all'incrollabile fede nell'amore: La vie en rose. Francese di nascita, ma cubana di formazione, la Pastor ha confermato la sua eccezionalità nella tecnica dei giri. Ma quello che ha stupito di più lo spettatore, è senz’altro il fiato di questa artista che, finito di piroettare senza risparmiarsi, riesce a controllare il diaframma per cantare senza alcuna sbavatura. Dopo La vie en rose, cantata dalla Pastor in francese e da Zygmunt Apostol in tedesco, l’etoile della compagnia ricomincia a ballare “Padam, Padam” insieme ad altre quattro coppie stupendo tutti con il virtuosismo tipicamente maschile dei giri con la gamba alla seconda sulle punte. E ancora, finito di danzare ci canta Milord: poi, vede apparire sul fondo Marcel Cerdan, il suo grande amore ed allora tace ed insieme ballano uno splendido passo a due.
La serata prosegue poi con le canzoni di Gilbert Bécaud interpretato da Denis Untila. Tra tutte la più suggestiva è stata senz’altro la famosissima Nathalie, danzata dalla bellissima Alenka Gorelcikova che insieme agli uomini della compagnia ha ricreato la suggestione della Russia sovietica con i tipi balli dei cosacchi.
Il secondo tempo invece è stato un omaggio a Jacques Brel interpretato con molta dolcezza da Breno Bittencourt. Quindi, in una sorta di contrapposizione da una parte c'è La vie en rose che, nel dopoguerra, diventò per i francesi l'inno del ritorno alla vita, dall'altra  le profonde istanze esistenzialiste e culturali della rive gauche e le critiche di Brel alla società borghese. Tra i pezzi più riusciti ci sono Les Bourgeois danzato da Wataru Shimizu che, oltre a possedere una tecnica fuori dal comune per tipologia di repertorio, ha saputo rendere tutte le sfumature del personaggio: dal bon ton tipicamente borghese dell’uomo in giacca e cravatta appunto, all’ubriaco che il fine settimana ne combina di tutti i colori. Bello anche Rosa, a ritmo di tango, danzato da tre coppie e in chiusura non poteva manca Ne me quitte pas danzato da tutta la compagnia.
Il merito della riuscita della serata va in gran parte a Van Cauwenbergh che ha dato un grande impulso alla professionalità della compagnia di Essen facendone uno dei più apprezzati corpi di ballo tedeschi. Oltre alle creazioni di Van Cauwenbergh, nel repertorio del Ballett Theater Essen ci sono i classici come la Coppelia di Roland Petit e La Sylphide di Peter Schaufuss oltre che produzioni contemporanee di coreografi come Christian Spuck, Patrick Delcroix e Stijn Celis. Per la stagione 2011-12 la compagnia sta preparando Petite Mort di Jirí Kylián che debutterà in gennaio e Rooster di Christopher Bruce.
Sul palco infine per gli applausi, oltre a Van Cauwenbergh  presente alla serata insieme allo staff tecnico, anche il pianista Boris Gurevich.

Sonia Baccinelli 26 agosto 2011