Recensioni - Opera

Parma: Simon Boccanegra nella versione del 1857

Buona resa musicale e canora. 

Simone è la mia opera preferita e chi me la rovina ha vita dura….

Anche se la versione del 1857, la prima, è traballante e il personaggio di Simone non è ben definito, in quanto diventa Doge ma non è padre, non è un politico illuminato ma un uomo che combatte la fazione dei nobili, però c è tutto il Verdi giovane, la foga dei primi anni, il suo ardore: l’armonia della seconda versione è assente, è una partitura molto difficile in quanto la tessitura è molto alta soprattutto per il baritono e il basso.

Nei duetti Simone passa dal fa al sol continuamente, quasi una tessitura tenorile. Paragonando lo spartito a una tela pittorica, direi che sono pennellate grasse, un insieme di colori forti e vivi, pennellate decise che emergono in maniera dirompente.

In questa produzione andata in scena al Festiva Verdi, la regia è imbarazzante e non merita venire citata perché parlarne significherebbe accettarla, nel bene e nel male e quindi darle l’importanza che non ha e non deve avere, se non quella di disturbare tantissimo l’ascolto. Soprattutto nel secondo atto dove lo studio del Doge è costituito da mezzene di manzi appesi al soffitto e nel terzo dove questi manzi vengono tolti solo prima della scena della morte del Doge, tra l’altro il rumore del macchinario scenico disturba la visione e anche l’ascolto del pubblico e rende difficoltosi ai cantanti gli attacchi.

Non avendo un bestiario forbito per esprimere ciò che penso, parlerò solo della musica e del canto, cose che meritano venir citate e raccontate.

Partiamo dal protagonista, il baritono Vladimir Stoyanov, debuttante nel ruolo di Simone. Il baritono non interpreta il personaggio, diventa egli stesso il personaggio, è il personaggio tanto che nel finale, la morte di Simone è così realistica ed emozionante che mi si è fermato il cuore! Fantastico a livello vocale, stupendi gli armonici, il fiato, la parola scenica tanto raccomandata e amata dal compositore.

Verdi, nelle sue lettere, scrisse che per interpretare Simone non basta essere dei validi artisti, ma è necessario essere o sentirsi padri e uomini veri: e il baritono l’ha accontentato…e ha accontentato anche noi spettatori attenti.

Simone, come ho già detto, è abbozzato a metà, ma Stoyanov sa cogliere le sfumature del personaggio e trasmetterle al pubblico.

Il soprano Roberta Mantegna, interprete di Amelia-Maria, è stata bravissima a farci percepirei dubbi di questa fanciulla che ignora la sua origine, chi sia il padre e la madre, orfana accolta nella casa dei Grimaldi, innamorata, cuore solitario ma donna che sa ciò che vuole ed è disposta a combattere per ottenerlo.

Indimenticabile il duetto padre-figlia dove entrambi gli artisti sono riusciti a farci percepire col loro incantevole canto lo stupore e la gioia della scoperta, l ‘amore risgorgante dai loro cuori, il conoscere finalmente chi è di Amelia-Maria e la fine delle ricerche della figlia di Simone. L’amore, la pietà, il perdono sono stati premiati e grazie a questi sentimenti le due anime si sono ritrovate.

Il basso Riccardo Zanellato è un Fiesco di grandissimo spessore, straordinario nella dizione e nel portamento, cantante ben conservato in quanto non fa che uscire ed entrare nella cella frigorifera del macello….. Il suo canto è limpido, stupendo, misurato a seconda delle situazioni: impetuoso , irriverente, sdegnoso negli incontri con Simone fino ad essere dolcissimo con la nipote ritrovata e con Simone che gli svela l’arcano. Avversario politico integerrimo, leale anche se spietato fino all’ultimo. Una interpretazione con la I maiuscola la sua!

Il tenore Piero Pretti è un artista sempre perfetto nelle sue interpretazioni, una sicurezza averlo nel cast. Qui è un Gabriele Adorno magnifico, amante geloso, irriducibile contro Simone fino a quando scopre che Simone è in realtà il padre della donna da lui amata. Anche per lui l’amore vince l’odio e si schiera e difende il suocero. La sua è stata una interpretazione da manuale, da ricordare come tutte le sue altre.

Non riesco mai a parlare di Paolo, il personaggio amico di Simone e poi viscido traditore. Però questa volta non posso non citare anche il baritono Devid Cecconi che lo ha interpretato in maniera egregia, come lo stesso ha fatto Adriano Gramigni nel personaggio di Pietro.

E’ sempre un piacere ascoltare il coro di Parma, composto da artisti seri e preparati, ben diretti dal Maestro Martino Faggiani.

Il Maestro direttore e concertatore Riccardo Frizza ha saputo scavare la partitura ed estrarre tutte le sottigliezze e difficoltà della prima versione. L’orchestra Filarmonica Arturo Toscanini lo segue con maestria.

Che dire, complimenti agli artisti, veri eroi nel aver saputo donarci una interpretazione vocale e musicale di grandissimo livello, nonostante le brutture sceniche che facevano da contorno.

Il pubblico non ha gradito la regia e le scene e le ha contestate molto rumorosamente.