
Un segnale lodevole da parte del Teatro Regio anche se le difficoltà di fruizione restano e scoraggiano l’afflusso di pubblico
Il Teatro Regio di Parma sceglie di dare un segnale e cerca di ripartire allestendo un Rigoletto in forma minima, senza coro e senza scene, nel parco della musica. Sfondo dell’operazione il bell’auditorium di Renzo Piano.
Inusualmente numerose le recite, ben dodici, forse proprio sopperire ai posti necessariamente limitati dalle normative relative all’emergenza sanitaria. Purtroppo però il pubblico resta, almeno nella serata di cui parliamo, comunque inferiore alla capienza: c’erano poco più di 90 spettatori. D’altra parte, è inutile nascondercelo, le norme imposte e la necessaria medicalizzazione dell’evento con misurazione della temperatura, biglietti stampati a casa, controllo del documento d’identità, mascherine, contingentamento ai bagni, distanziamento e così via, non rendono la serata propriamente piacevole per il pubblico. Le norme sono necessarie, non vogliamo discutere di questo, ma sicuramente influiscono negativamente sul piacere di andare a teatro. La conseguenza, se perdurerà l’emergenza, sarà sicuramente, se non la disaffezione del pubblico, quanto meno una limitazione delle visite a teatro.
Detto questo lo spettacolo risulta di gradevole semplicità. Il regista Roberto Catalano ha tentato di fare di necessità virtù, utilizzando principalmente le luci con alcune buone intuizioni. La situazione è talmente eccezionale per cui l’operazione resta comunque lodevole viste le forti limitazioni imposte.
Dal punto di vista degli interpreti, una tale situazione ha sicuramente messo in evidenza i cantanti con maggior esperienza scenica e nel ruolo. Su tutti il Rigoletto di Federico Longhi, ben cantato e ben interpretato. Il baritono si impone per vocalità e presenza scenica, forte probabilmente delle numerose interpretazioni del personaggio che ha alle spalle. Il suo Rigoletto è magnetico e intimo, senza lesinare una voce impostata e potente nei momenti opportuni. Gli altri interpreti, più giovani e inesperti, si sono trovati in maggiore difficoltà, soprattutto scenica, in un allestimento così estremo. Buono lo Sparafucile di Andrea Pellegrini, dotato di voce timbrata e potente, riesce anche a cavarsela scenicamente. Coinvolta e appassionata la Gilda di Giulia Bolcato, anche se il personaggio necessita sicuramente di una maturazione. Molto impacciato scenicamente il Duca di David Astorga, che canta in modo corretto ma generico. Corretta Mariangela Marini nel ruolo di Maddalena. La Filarmonica Arturo Toscanini era diretta da Alessandro Palumbo.
Applausi convinti per tutti a fine serata.
R. Malesci
(06/07/2020)