Recensioni - Opera

Penultima replica di Barbiere in Arena con il tutto esaurito

La messa in scena di Hugo De Ana è ormai divenuta un classico

Il pubblico non si è fatto scoraggiare dal caldo torrido e il Barbiere di Siviglia andato in scena all’Arena di Verona sabato 31 agosto ha visto l’anfiteatro gremito come non mai. L’allestimento di Hugo De Ana, ciclicamente riproposto in Arena, nasce nel 2007 e funziona ancora più che egregiamente grazie ai ricchi costumi e al giardino di rose firmati dall’artista argentino.

Tra le opere di Rossini, Barbiere è una di quelle più conosciute e messe in scena, riscuotendo sempre un notevole successo sia per le sue arie orecchiabili, sia per la comicità della vicenda, tanto che si stenta a credere che il debutto fu un insuccesso e che l’opera terminò tra i fischi della gente in sala.

La trama non è complicata: il conte di Almaviva è innamorato della giovane Rosina, che abita nella casa del suo anziano tutore, Don Bartolo, intenzionato a sposarla. Il conte chiede a Figaro, barbiere nonché "factotum della città", di aiutarlo a conquistare il cuore della ragazza. Insieme inventano numerosi espedienti per arrivare a vederla, entrare in casa, fino ad organizzare il matrimonio lampo che lascia a Don Bartolo solo la magra consolazione di aver risparmiato la dote per Rosina, ma permettendo agli amanti di coronare dunque il loro sogno d’amore.

Nel giardino le grandi rose rosse dominano sopra le farfalle e le siepi di bosso da cui “sbocciano” via via i vari interpreti, le numerose comparse ed il corpo di ballo.

Carlo Lepore, nei panni di Don Bartolo è stato assolutamente sicuro nella mimica, nella gestualità oltre che naturalmente nell’intera esecuzione dalla parte; molto convincente nell’aria “A un dottor de la mia sorte”. Chiari e puliti i sillabati.

Ottima prova per Davide Luciano che vestiva i panni di Figaro: la sua entrata in scena con “Largo al factotum” è stata davvero un bel momento musicale molto apprezzato ed applaudito. Perfetto nei recitativi. I suoi travestimenti sono sempre stati molto divertenti ed il pubblico ha riso di gusto per certe sue pose e movenze.

La parte di Rosina è stata affidata al mezzosoprano georgiano Ekaterine Buachidze che era al suo debutto in Arena. Bel timbro di voce, agilità sicure, ma poca scioltezza interpretativa in una parte che richiede tutte le doti della furbizia femminile.

Sottotono purtroppo Jack Swanson nel ruolo del Conte d’Almaviva: alla sua apparizione è stato davvero difficoltoso percepire la flebile voce e nei vari duetti il contrasto con gli altri interpreti è stato impietoso. Fortunatamente è andata un po’ meglio nel secondo atto.

Il personaggio di Don Basilio ha trovato nel basso Aleksandr Vinogradov un interprete perfetto: voce profonda e duttile ed una straordinaria presenza scenica.

Hanno completato il cast Marianna Mappa con una brillante Berta, Nicolò Ceriani nel duplice ruolo di Fiorello/Ambrogio e Domenico Apollonio in quella di un ufficiale.

George Petrou ha diretto l’orchestra della Fondazione Arena con mano precisa e delicata, cogliendo perfettamente l’essenza della musica rossiniana e ponendo gli accenti corretti sulla comicità della vicenda. Il coro areniano preparato dal Maestro Roberto Gabbiani ha dimostrato ancora volta la sua bravura.

Datate, ma pur sempre piacevoli ed efficaci, le coreografie di Leda Lojodice.

Complessivamente è stata una serata decisamente apprezzata dal pubblico sopravvissuto alla calura che fuoriusciva dalle pietre dell’anfiteatro veronese.

L’ultima replica andrà in scena venerdì 6 settembre.

Sonia Baccinelli

Verona, 31 agosto 2024