Recensioni - Opera

Pesaro: Entusiasmante equivoco stravagante

Come ogni estate, dal 1980, a Pesaro torna il Rossini Opera Festival dedicato al grande compositore

Un'occasione per riscoprire opere poco frequentate, come "L'Equivoco stravagante". Andata in scena nel 1811 al Teatro Del Corso di Bologna, venne ritirata dopo tre recite a causa di un libretto con troppi doppi sensi. Riabilitata nel 1974 a Napoli, viene rappresentata per la prima volta a Pesaro nel 2002.

Nel bellissimo Teatro Rossini viene riallestita la produzione del 2019, con la regia di Moshe Leiser e Patrice Caurier. Uno spettacolo delizioso, fresco ed elegante. Le scene di Christian Fenquillat ricreano un unico ambiente formato da porte nascoste, tappezzeria grigia con motivi floreali, da un quadro raffigurante delle mucche, che nel finale prende vita. Tutto è illuminato con grande gusto da Christophe Forey e i costumi Agostino Cavalca sono raffinati e caricaturali, amplificati da finti nasi di gomma e altri elementi divertenti. 

Michele Spotti dirige l'Orchestra Filarmonica Rossini con mano sicura, mettendo in risalto tutti i guizzi della partitura. Ne esce un concentrato di energia unita a comicità, con una grande attenzione alle voci e ai loro movimenti. Pur a ranghi ridotti, il Coro del Teatro della Fortuna diretto da Mirca Rosciani, mostra una buona potenza e interviene sempre in maniera precisa nei momenti a disposizione.

Il cast vocale è dominato dal Gamberotto di Nicola Alaimo. Il baritono conosce bene Rossini (ben sedici ruoli debuttati) e sa come renderlo al meglio. Una presenza scenica da fare invidia ai grandi attori della commedia all'italiana e una linea di canto morbida, vellutata e al tempo stesso potente, esplosiva, che scorre come un fiume in piena sia nei sillabati, nei fraseggi e negli acuti. Tutto è studiato in ogni dettaglio, per un'interpretazione da manuale fin dalla cavatina iniziale "Mentre stavo a testa ritta" , passando per lo strepitoso duettino "Ah, vieni al mio seno", fino ad arrivare alle arie "Parla, favella, poi" e "Il mio germe".

Lo affianca sua figlia Ernestina, la bravissima Maria Barakova. Una voce sicura, corposa negli acuti, ma anche nel registro medio-basso, accompagnata da una leggerezza scenica di bell'impatto. Pregevole “Se per te lieta ritorno”, il rondò con coro del secondo atto.
Carles Pachon è stato un ottimo Buralicchio, con un canto rifinito e un'interpretazione che mette in risalto il carattere baldanzoso del personaggio. Ottima la cavatina “Occhietti miei vezzosi”.

Notevole anche Pietro Adaini, perfettamente a suo agio nei panni di Ermanno. Il tenore sfoggia la consueta limpidezza e agilità nel timbro sempre garbato. Esprime i suoi tormenti da innamorato con l'aria “Sento da mille furie” cantata con grande trasporto.

Perfetti i personaggi di fianco con Patricia Calvache che delinea una frizzante Rosalia nella riuscita e pungente aria "Quel furbarel d'Amore" e Matteo Macchioni un Frontino esilarante sia nei curati recitativi, che nell'aria "Vedrai fra poco nascere".

Pubblico divertito che a fine recita ha tributato un grandissimo successo per tutto il cast, guidato da un Alaimo mattatore.

Marco Sonaglia (12 agosto 2024)