Il Rossini Opera Festival da sempre salvaguarda il patrimonio musicale del cigno pesarese e ci porta alla riscoperta di opere o altre composizioni poco frequentate
È il caso di "Le Soirées musicales". Rossini scrisse la musica di queste dodici canzoni (otto ariette e quattro duetti) per voce e pianoforte tra il 1830 e il 1835 (anno in cui furono pubblicate). Reduce dal trionfo della sua ultima opera, il Guglielmo Tell, Rossini rinunciò a comporre per il teatro e si ritirò nella sua casa di Parigi per curare un esaurimento nervoso. Nonostante la malattia, compose diversi lavori di musica sacra e profana, tra cui le Soirées musicales.
Otto brani sono tratti dai componimenti poetici di Carlo Pepoli e gli altri quattro da Pietro Metastasio. Vengono proposti nella versione voci e orchestra da camera, curata da Fabio Maestri, che ha fatto un lavoro scrupoloso ed efficace. Le prime tre sono le canzonette "La promessa", Il "rimprovero" e "La partenza". Poi si toccano generi diversi con l’arietta "L’orgia", il bolero "L’invito", la tirolese "La pastorella delle Alpi", la barcarola "La gita in gondola” e la famosissima tarantella napoletana "La danza". Nel finale ci sono i notturni a due voci come "La regata veneziana" (soprano e mezzosoprano), "La pesca" (soprano e mezzosoprano) “La serenata" (tenore e soprano) e il bellissimo duetto "Li marinari" (tenore e baritono).
Ottime le voci soliste a cominciare dal soprano Vittoriana De Amicis che ha mostrato un timbro interessante unito ad un pregevole fraseggio e sicurezza egli acuti, il tenore Paolo Nevi, che si apprezza per un canto fatto di morbidezza ed eleganza. Si sono poi aggiunti il mezzosoprano Andrea Niño e il baritono Gurgen Baveyan che hanno creato un perfetto impasto vocale con i loro colleghi.
Nella seconda parte della serata è andata in scena "La cambiale di matrimonio", una farsa musicata a soli diciotto anni su libretto di Gaetano Rossi ricavato dall'omonimo dramma di Camillo Federici, rappresentata per la prima volta al Teatro San Moisè di Venezia il 3 novembre 1810 e finalmente proposta con l'edizione critica di Eleonora Di Cintio, che fa il suo debutto mondiale.
L'allestimento è quello di Pesaro andato in scena nell'estate del 2020 in piena pandemia e portato in Oman due anni dopo, con la regia di Laurence Dale che si attiene pienamente al libretto. Bellissima e raffinata la scena di Gary McCann formata da una casa vittoriana dove in un gioco di incastri si alternano ambienti interni ed esterni, tra camere, cucina, saloni e un parco. Suoi anche i brillanti costumi (compreso quello del bizzarro orso bruno dove si cela il valido attore Matteo Anselmi), le luci avvolgenti invece sono di Ralph Kopp.
Il maestro Christopher Franklin ha diretto la splendida Filarmonica Gioachino Rossini con gesto sicuro, ritmo brillante e pulizia sonora, trovando il giusto equilibrio nelle dinamiche rossiniane e nel controllo delle voci. Maestro collaboratore responsabile al fortepiano il valido Giulio Zappa.
Pietro Spagnoli interpreta il protagonista Tobia Mill con la consueta maestria: Voce sicura, grande musicalità, attenzione alla parola e una presenza scenica dirompente.
Non è da meno lo Slook di Mattia Olivieri con un’ottima proiezione vocale nell'aria "Grazie, grazie!". Il timbro è sempre fresco, incisivo, pastoso, la recitazione è solare e posata. Valida anche la coppia di innamorati. Paola Leoci è una graziosa Fannì, ben delineata (da vero soprano lirico leggero), che gestisce con scioltezza l'aria “Vorrei spiegarvi il giubilo” e Jack Swanson un Edoardo Milfort distinto e ben cantato. Ramiro Maturana è un convincente Norton, Inés Lorans si è distinta ottimamente nell'aria di Clarina “Anch’io son giovane”.
Grande successo di pubblico per una serata insolita, veramente piacevole, dove tutto ha funzionato al meglio.
Appuntamento al 2026, con i titoli già svelati: “Siège de Corinthe", "La scala di seta" e "L’occasione fa il ladro".
Marco Sonaglia (Teatro Rossini-Pesaro 15 agosto 2025)