Nel ricco programma del Rossini Opera Festival non poteva mancare una delle opere più amate del cigno di Pesaro: Il barbiere di Siviglia
Si riprende un allestimento del 2018 firmato da Pier Luigi Pizzi, che ne cura regia, scene e costumi. Il nome del regista da sempre è sinonimo di classe ed eleganza, ce lo dimostra con questo spettacolo dove tutto funziona benissimo. Le scene sono lineari, mostrano all'inizio le due case opposte, quella del Conte di Almaviva e quella di Bartolo. Poi l'azione si svolgerà tutta all'interno dell'abitazione di Bartolo. Le tinte dei palazzi tra bianco e grigio vengono vitalizzate dai colori dei vestiti (il verde, il turchese, il rosso scarlatto, il viola e il fucsia) e dalle luci di Massimo Gasparon. Ma c'è anche una grande cura nei movimenti e nei gesti dei personaggi, che in alcuni momenti diventano delle silhouette nere in contrasto con il bianco candido o cantano nella lunga passerella davanti all'orchestra.
Tutto è vitale, frizzante, energico, a cominciare dalla direzione di Lorenzo Passerini. Alla guida dell'Orchestra Sinfonica Rossini ha saputo trovare un tappeto sonoro ricco di colori, dinamiche, con tempi sostenuti e una grande attenzione alle voci. Il coro del Teatro Ventidio Basso ben amalgamato, ha risposto con la consueta professionalità, sotto la direzione di Giovanni Farina. Il maestro al fortepiano era Michele D'Elia.
Travolgente il Figaro di Andrzej Filonczyk. Voce robusta, squillante, ben emessa, con un valido fraseggio e scenicamente perfetto. La cavatina "Largo al factotum" viene sottolineata da fragorosi applausi, grazie anche ad un'ottima dizione.
Appena più debole il Conte di Almaviva. Il giovane tenore Jack Swanson ha un timbro limpido e delicato, c’è solo bisogno di un maggior controllo nelle agilità e negli acuti. Pregevole come attore, compreso il divertente il travestimento in Don Alonso che cammina sulle ginocchia.
La Rosina di Maria Kataeva si distingue per una linea di canto uniforme nei registri, dove emerge sicurezza, fluidità e un timbro dorato. Un'interpretazione briosa e sensuale, sia nella cavatina "Una voce poco fa", che nell'aria "Contro un cor che accende amore".
Gigantesco il Bartolo di Carlo Lepore tutto incentrato sulla parola, sui recitativi, sulla mimica e con una spassosa erre moscia che definisce il personaggio in maniera perfetta.
La voce calda e pastosa, si coglie nell'aria "A un dottor della mia sorte".
Altro maestro assoluto è Michele Pertusi. Il suo Don Basilio è un vero esempio di belcanto, dove la morbidezza del timbro incontra una classe nel cesellare ogni minima sfumatura, senza tralasciare una verve comica amplificata dalla balbuzia e da una sottile ironia. Da manuale l'aria "La calunnia è un venticello" nel primo atto.
Ottima la Berta di Patrizia Biccirè che esegue bene l'aria "Il vecchiotto cerca moglie".
Da segnalare il sempre valido William Corrò nella doppia parte di Fiorello e Ufficiale, il divertente Ambrogio di Armando De Ceccon.
Successo strepitoso per tutto il cast, da parte di un pubblico particolarmente caloroso.
Marco Sonaglia (18 Agosto 2024)