Recensioni - Opera

Piacenza: Efficace, essenziale Gianni Schicchi

L'opera pucciniana trasmessa in streaming dal Teatro Municipale

Un’apparizione lunga una manciata di battute e altrettanti minuti. Ma lì, in quel passaggio apparentemente laterale, poggia la macchina drammaturgica della vicenda. Nel “Gianni Schicchi”, terzo quadro del pucciniano Trittico, che Piacenza ha presentato lo scorso venerdì 22 gennaio in streaming, era Valentino Salvini a dare voce e, soprattutto, carattere a Maestro Spinelloccio, illustre esponente di quella “scuola bolognese” che il protagonista beffa, simulando la voce del defunto Buoso Donati. Da sempre, uno dei pilastri della visione del Municipale e del suo Direttore Artistico Cristina Ferrari è la valorizzazione delle eccellenze locali. Lo scorso titolo vedeva torreggiare Raffaele Pe, scultoreo Aci; questo trovava il sempre generoso baritono lodigiano ad impigliarsi nella ragnatela tessuta dallo Schicchi ai danni dei parenti serpenti, tra i quali spiccava un brillante Andrea Galli nei panni di Gherardo.

Così, con emiliana concretezza Piacenza ha dribblato ancora una volta la morsa del perdurante silenzio dei teatri, scegliendo una partitura esile ed affidandola alla piattaforma web www.operastreaming.it dove sarà visibile per i prossimi mesi. In scena una rosa di personaggi uniti e divisi, monadi galleggianti in una bolla di odio e di asfittico egoismo. Dante, celebrato nei sette secoli dalla morte con la lettura del Canto XXX dell’Inferno da parte dell’attore Mino Manni, non sarà tenero con la spregiudicata arguzia di Schicchi.

La visione di Renato Bonajuto, coadiuvato da Artemio Cabassi nei costumi, sembrava indulgere verso un approccio più interiorizzato, con una regia dove era l’assenza a parlare: il letto di morte di Buoso, il quadro di una Firenze cantiere di bellezza sullo sfondo, e poco altro intorno. Nel ruolo del protagonista, Roberto de Candia si muoveva con la consueta autorevolezza vocale, scansando l’istrione e consegnando l’uomo. Efficace era anche la coppia di giovani innamorati Lauretta e Rinuccio – rispettivamente Giuliana Gianfaldoni e Matteo Desole -, convincenti per freschezza e precisione. Attorno, una pregevole galleria di comprimari tra cui il Simone ben timbrato del piacentino Mattia Denti. Massimiliano Stefanelli, alla guida dell’Orchestra Italiana, era conduttore pulito ma soprattutto prudente, più interessato a stanare dalla graffiante partitura i risvolti di umanità ancor prima delle strepitose evidenze.