Recensioni - Opera

Piacenza: La Favorita di Donizetti

Buona compagnia di canto

Il Teatro Municipale di Piacenza ci ha ormai abituato a grandi produzioni. Se guardiamo il cartellone, la Direzione ha studiato una stagione di opere poco rappresentate, che meritano la ribalta per la musica e la bellezza del canto. La prima era di Giuseppe Verdi, L’Aroldo e la seconda di Gaetano Donizetti, La Favorita, altra opera che abbisogna di un cast di altissimo livello.

La compagnia di canto è stata scelta con cura, i cantanti sono i migliori che si possono trovare per questo repertorio belcantistico. Iniziamo da Fernando, il tenore Celso Albelo, voce unica nel panorama mondiale, allievo di Kraus e di Bergonzi, e si sente! Il suo Fernando è pieno di passione per l’amata, di sdegno per l’onore tradito, di umanità nel finale. E’ un uomo tutto di un pezzo, di quelli che esistevano una volta, che non si può comprare, che non scende a compromessi con il potere a prezzo dei suoi principi. Grandissima esibizione, per un ruolo poco gradito ai tenori in quanto pieno di insidie, già dall’inizio molto acuto per arrivare poi nel finale all’aria che tutti aspettano, Spirto gentil, già difficile di suo e che diventa impervia giungendo alla fine dell’opera.

Secondo personaggio maschile è Alfonso XI, il Re, arrogante e innamorato di Leonora. Ma è vero amore o solo possesso? Si sa che chi ha il potere crede di poter fare il bello e il cattivo tempo, da sempre. Il baritono Simone Piazzolla è stato all’altezza della parte, bene nel personaggio, canto melodioso da innamorato e furente da Re tradito.

Una piacevolissima sorpresa è stato il basso Simon Lim, giovane sempre maggiormente in crescita, che matura di ruolo in ruolo. Tremendo il suo Baldassarre, reso pienamente con la potenza della voce e il suono da perennemente arrabbiato con tutti, con il figlio, col Re. Molto bravo e coinvolgente.

Ultimo protagonista maschile è Gasparo, interpretato da l giovanissimo tenore lombardo Andrea Galli. Molto bravo scenicamente e vocalmente, forse scenicamente il migliore, insieme ad Anna Maria Chiuri. E’ un artista giovane, sul quale il teatro di Piacenza sta puntando molto: e dico a ragion veduta perché migliora ogni volta che l’ascolto cantare.

E veniamo alle due protagoniste femminili: iniziamo con Ines, la fedele compagna di Leonora, Renata Campanella, che cerca in tutti di modi di favorire l’amore vero tra Leonora e Fernando e non riesce ad avvisarlo che la donna da lui amata è in realtà la favorita del Re. Bravissima musicalmente e vocalmente. C’è da notare che in questa produzione si è dato risalto anche ai ruoli minori, scegliendo cantanti all’altezza che hanno ben figurato.

Ed eccoci alla Favorita, la protagonista, Leonora di Gusman, interpretata benissimo da Anna Maria Chiuri.La sua interpretazione ha raggiunto valori altissimi, il canto struggente, amoroso e disperato, l’amore sognato ed irraggiungibile, sono stati resi con maestria insuperabile sia a livello vocale che scenico. Il duetto finale ha strappato più di una lacrima.

La direzione d’orchestra del Maestro Matteo Beltrami ha esaltato le finezze della partitura e il canto dei protagonisti, mai coperti e sempre ben supportati dalla musica: complimenti per essere riuscito ad amalgamare così bene orchestra e palcoscenico, finalmente un Direttore e Concertatore come si trovavano una volta! L’Orchestra Filarmonica Italiana ha seguito benissimo il direttore e ci ha regalato un suono limpido e coinvolgente. Del Coro del Teatro Municipale diretto da Corrado Casati non si può che tessere le lodi: è uno dei migliori cori che esistano, all’altezza di ogni rappresentazione, suono puliti, interpretazione coerente.

Interessanti i costumi di Tommaso Lagattolla , stilizzati a indicare come i personaggi sono spigolosi e si nascondano dietro gli abiti. Bellissimi i giochi di luce, coinvolgenti e che hanno sempre sottolineato i momenti topici: molto brava Fiammetta Baldiserri. Le scene di Dario Gessati erano molto asettiche, sembrava di vivere un viaggio stellare dove veniva raccontato quello che era successo sulla Terra tanti anni prima. La regia di Andrea Cigni era molto particolare: già l’ambiente asettico e l’entrata dei personaggi su un tavolo che sembrava anatomico stante ad indicare come l’idea registica era di sezionare i sentimenti e di metterli a nudo. Il coro figurava da pubblico e rispondeva con cartelli all’azione scenica dei protagonisti, sottolineando i sentimenti con le parole: Illuso, onore, amore… ecc.. Interessante l’dea di sistemare i costumi in teche all’inizio dell’opera e di far entrare i protagonisti spogli come ad indicare che il vestito ne avrebbe coperto i veri sentimenti. Da notare che solo Fernado e Leonora si cambiano d’abito, in quanto rappresentano i momenti che loro vivono e i sentimenti differenti che li animano. Leonora veste un abito rosso quando è la favorita del Re, quasi che il colore dell’abito la facesse diventare una donna di facili costumi , bianco quando sposa Fernando ad indicare la purezza del suo amore per lui e una specie di saio quando alla fine, morente, va alla ricerca di Fernando per implorare il suo perdono. Fernando inizialmente rifiuta l’abito da sacerdote e rimane spoglio, vestito solo del suo amore per la donna amata. Per conquistarla si fa soldato ed indossa una casacca tipo militare. Indossa anche le insegne di Marchese, per poi gettarle ai piedi del Re quando scopre che tale grado è a prezzo del suo onore, non in vendita, nemmeno per amore. Ed infine si veste da frate, quando cerca di dimenticare la donna che gli ha spezzato il cuore. Interessante come nel finale entrambi si spoglino degli abiti e rimangano puri come il loro sentimento.

Che dire, un’altra scommessa vita dal Teatro Municipale di Piacenza, che ormai non è più un Teatro …di Provincia, ma ha da insegnare come si fa l’opera, come la si presenta, come la si rispetta.