Protagonista il baritono Luca Salsi al debutto nel ruolo
Chi ha scritto che Falstaff era uno dei 23 spettacoli da non perdere nell’anno 2020 aveva tutte le ragioni! Il Teatro Municipale di Piacenza ha messo in scena uno spettacolo che i melomani aspettavano da tempo, con un cast stellare. La direzione artistica ha dimostrato ancora una volta intelligenza nella scelta dei protagonisti. Infatti ha saputo amalgamare cantanti affermatissimi, di fama internazionale, con giovani “gioielli”, alcuni nati e scoperti proprio su questo palcoscenico. In questo modo i giovani hanno potuto imparare dagli “anziani” e gli anziani hanno potuto assaporare la freschezza e l’entusiasmo dei giovani.
Le scene di Emanuele Sinisi erano minimali e molto funzionali con la locanda che compare e scompare, pareti fisse nei primi due atti e palco praticamente scoperto nell’ultimo, con la quercia che svetta nel suo biancore lunare. L’ allestimento era molto teatrale, semplice ma essenziale. Belli e curatissimi i costumi di Valeria Donata Bettella. Giovane anche il regista Leonardo Lidi, alla prima esperienza con il teatro d’opera, superata direi brillantemente: talento piacentino che si spera rivedere...all’opera. La sua regia è sobria, lineare, teatrale, elegante, che esalta la parola e la musica. I cantanti vengono portati in scena dai figuranti o su panche o per mano, a significare che nessuno è veramente libero di agire, ma è condizionato dai propri schemi mentali e della società in cui vive e opera. La casa con pareti chiuse indica la prigione in cui ciascuno di noi si trova: le pareti chiuse nei primi due atti indicano la chiusura della società di allora e ci ricordano la chiusura della società moderna. Nel finale la scena si apre, scompaiono le pareti e in questo spazio ciascuno ritrova se stesso e la propria umanità.
L’ironia, i burberi accenti, la saggezza, il profumo dell’animo di Verdi traspira in ogni nota e il direttore d’orchestra, il maestro Jordi Bernàcier ce l’ha donata in tutta la sua freschezza e attualità. L’orchestra dell’Emilia Romagna Arturo Toscanini ha risposto nel migliore dei modi. Il baritono Luca Salsi, al debutto nel ruolo, un Falstaff, è gioviale, spiritoso, accattivante e si fa amare per la sua ingenuità. Perfetto vocalmente e esemplare nella parte con sottolineature vocali e gesti scenici ad evidenziare lo stato d’animo in ogni situazione. Ford è stato interpretato dal bulgaro Vladimir Stoyanov: questo baritono ha una linea di canto sublime, una capacità nel porgere la parola che difficilmente troviamo ai giorni nostri. Ha pennellato un Ford indimenticabile, magistrale. Bravissimi Marco Ciaponi e Giuliana Gianfaldoni, rispettivamente Fenton e Nannetta, due voci delicate e melodiose, con ottimi filati e perfetta dizione. Serena Gamberoni disegna un’Alice vocalmente virtuosa, molto precisa ed accattivante scenicamente. Rossana Rinaldi è una Quickly divertente, simpatica: attenta nella emissione vocale ed inappuntabile nell’azione scenica. Florentina Soare è una validissima Meg, discreta e ben preparata, con sorrisi ed espressioni che hanno sottolineato i momenti buffi e le situazioni drammatiche. Bravi i comprimari: il dottor Cajus di Luca Casalin, il Bardolfo di Marcello Nardis e il Pistola di Graziano Dalavalle. Perfetto il coro preparato da Corrado Casati.
La vita è una burla: tutti alla fine sono gabbati. Falstaff con la sua capacità di vedere le cose da punti di vista diversi, si erge contro il moralismo ipocrita e stupido. E Verdi, superata la soglia degli ottant’anni si è divertito, con la sua solita arguzia, a mettere in scena la vita, privilegiando soprattutto l’amore tra due giovani. L’ultimo sorriso del musicista, malinconico e dolce al tempo stesso.
Grandi applausi per tutti gli interpreti.