Recensioni - Opera

Pier Luigi Pizzi: la scenografia teatrale diviene simbolo di un’epoca

Se parliamo di grande scenografia che ha lasciato un segno indelebile nella storia stessa della scenografia moderna e contemporanea allora l’arte del Maestro Pier Luigi Pizzi è sicuramente protagonista indiscussa.

Non si potrebbe fare una storia della scenografia moderna senza citare o parlare dell’arte di Pizzi. Non solo grande scenografo ma parimenti importante regista, costumista, allestitore, intellettuale. Dal punto di vista della critica il Maestro Pizzi è noto per la sua “pulizia” formale e quindi per uno stile riconoscibile e fortemente austero (o se volete” severo”) che si evidenzia per sobrietà ed eleganza. 

Concentrandoci essenzialmente sull’opera scenografica da egli realizzata ci sovvengono senz’altro in mente le sue “limpide architetture” come le sue “enigmatiche forme plastico-scultoree” che si sono manifestate per la propria potenza e grandiosità senza però risultare fragili o semplicemente decorative. Senza essere per forza “minimalista” (in senso stretto del termine) Pizzi risulta essenziale riuscendo ad essere al contempo monumentale ed elegantemente “atavico”. Ha saputo assolvere la storia drammaturgica di ogni opera con scenografie dal sapore magnetico e dalla profondità introspettiva. Sembra poter giocare su diverse scale di ingrandimento puntualizzando lo spazio scenico in modo forte e penetrante; sembra altresì poter dialogare con l’istanza metafisica delle forme e dei luoghi. 

La famosa “Aida blu” (1999) realizzata per l’Arena di Verona è un esempio che è rimasto nella storia della scenografia moderna e contemporanea; un’opera che si è imposta in modo positivo nell’immaginario collettivo per la sua monocromia astratta ed elegante con forme architettoniche essenziali; forme che ricordano l’antico Egitto e al contempo l’architettura moderna novecentesca. Sempre in questa opera sicuramente esemplare nel suo complesso vanno però fatte alcune considerazioni non sempre edificanti come per esempio nel caso della strana vasca d’acqua che sembrava fuori luogo o fuori misura; soprattutto per il fatto che in tale grande vasca si notavano delle sponde (sia a destra che a sinistra della scena) che stringevano il campo d’azione delle comparse che si prodigavano di “navigare” all’interno di essa con piccole imbarcazioni a remi. Ma come si diceva possiamo dire che l’idea riguardo quest’opera, ormai nota e incisa nella storia della scenografia; apparve e appare, tutt’oggi, opera sicuramente vincente: giocando con il blu e l’argento ha reso lo spazio teatrale “eterno” fino a creare movimenti di scena che diventeranno “modelli” vincenti per l’odierno “concepire teatro” con alto magistero. A mio avviso Stefano Poda ha attinto da questi modelli per creare molte delle sue straordinarie scenografie diventando a mio avviso, oggi, assieme a Pizzi, il più grande scenografo italiano. 

La figura di Pizzi si espande per qualità ed esperienza creativa tanto da esprimere pareri del tutto condivisibili riguardo una certa arte scenografica contemporanea che eccede e non sa portare valenze effettive. Aggiungerei inoltre che in questi ultimi dieci anni si sono viste diverse opere teatrali dal valore storico assodato deturpate dalla loro potenza storica e immersiva dove il significato e il significante naufragano in strade pericolose e avvilenti mediante scelte di regia assolutamente imbarazzanti. Pizzi ha avuto il coraggio di segnalare tale tendenza non incoraggiante; le parole di saggezza del Maestro vanno a mio avviso seguite con attenzione per aprire ponti con il teatro della qualità e non della quantità (sperimentazione forzata). Inoltre Pizzi porta con sé consigli utili e parole di saggezza affermando in una recente intervista che essere “geniali” non a che vedere con l’essere giovani d’età perché è la curiosità di ogni giorno che porta l’artista ad essere geniale; questo fatto di cogliere il genio che in noi può avvenire perciò anche in età avanzata. Da qui mi nasce un pensiero che può esprimersi in tal modo: solo con tanto lavoro e curiosità, talento e applicazione è possibile il verificarsi di un atto geniale che può rimanere così nella storia. 

Questo sembra essere l’insegnamento di Pizzi lasciandoci grandi e magnificenti opere come “Alceste” (C. W. Gluck) al Teatro La Fenice di Venezia del 2015 dove, oltre a curare la scenografia, ne ha diretto la regia e realizzato i costumi trasformando la scenografia e ogni apparato scenico in un mondo incantevole. Questo solo per suggerire un autentico capolavoro realizzato nel tempo a noi presente che però sembra far rivivere un altro indimenticabile capolavoro realizzato nel 1974-75 ed esattamente il “Siegfried” (Richard Wagner), con regia del grande regista Luca Ronconi. Entrambi opere magistrali dove il reale lascia spazio all’irreale e dove ogni elemento scenografico crea unità paradigmatica; il “romanticismo” se appare si manifesta nella sua migliore essenzialità. Le sue scenografie appaiono sfiorare addirittura la sfera marcatamente cerebrale in una presentazione scenica immersiva e sempre omogenea per un equilibrio plastico di rara bellezza. Scenografie che ci regalano ogni qualvolta le osserviamo (anche per immagini d’archivio) un’atmosfera che pare ai nostri occhi sempre “nuova” e allo stesso tempo potentemente ancorata con la migliore tradizione artistica e immaginativa.

Pizzi dimostra di essere artista anche nel modo di vivere gli spazi in cui abita; famosa è la casa a Venezia ove vi sono custoditi diversi oggetti artistici di pregio come la sua importante collezione di opere pittoriche del Seicento. Una casa così originale è come “un teatro abitato”; gli oggetti che custodisce (come alcune opere plastiche recuperate dalle sue scenografie in passato realizzate) si alternano all’interno di uno stile di arredo che sa unire il passato con il presente senza mai cadere nel passatismo. Inutile poi parlare della sua lunga e prestigiosa carriera, per il semplice fatto che è ormai conosciuta e assolutamente storicizzata. Fra i diversi riconoscimenti dati al Maestro Pizzi vi sono infatti importantissime onorificenze; però è mia propensione evidenziare una notizia assai interessante ovvero che in tempi abbastanza recenti Pizzi è stato insignito del “Premio Internazionale Piero Cappuccilli”; questo denota sicuramente che esiste ancora l’odierno interesse vivo per la cultura di ogni tempo e un segno alla contiguità per un futuro incentrato sulla qualità. Speriamo di vedere nel mondo del teatro un futuro ricco di progetti interessanti dove la bellezza torni o rimanga (dipende da caso a caso) ad essere protagonista con modalità profonde, sentite e autentiche, seguendo anche l’esempio mirabile che il Maestro Pizzi ha saputo creare e donare al mondo del teatro e quindi al mondo stesso dell’arte.