Secondo titolo della trilogia d'autunno è l'Alcina di Händel, su libretto anonimo, ispirato dal libretto dell'opera L'isola di Alcina di Riccardo Broschi
L'opera debuttò il 16 aprile 1735 al Covent Garden di Londra dove ottenne un buon successo. In Italia viene rappresentata per la prima volta il 19 febbraio 1960 al Teatro la Fenice di Venezia.
L'allestimento scenico di Pier Luigi Pizzi rimane quello già visto nell'Orlando. Cambiano i video di Matteo Letizi con le tinte che oscillano tra il bianco, il grigio e soprattutto il rosso corallo. Molto curati i movimenti dei cantanti che spesso eseguono le loro arie sulla pedana a ridosso dell'orchestra. I vestiti sono candidi con lunghi mantelli (gialli e rossi) e aggressivi di pella nera. Sempre efficaci le luci di Oscar Frosio.
Ottavio Dantone dopo l'Orlando in versione integrale, per la partitura dell'Alcina prevede molti tagli. Viene omesso il fanciullo Oberto, i tre momenti di danza e tutti gli episodi corali.
Il risultato musicale, al netto di qualche calo drammatico, è comunque ottimo. L'Accademia Bizantina risponde in maniera eccelsa, con una qualità sonora di alto livello (considerando che ci sono solamente venti elementi) mettendo in luce tutta la magnificenza händeliana.
Giuseppina Bridelli è stata un Alcina veramente pregevole. Sempre puntuale nelle agilità, ha controllato e plasmato la linea vocale con grande espressività. "Di’ mio cor, quanto t’amai" ha valide colorature, "Sì, son quella, non più bella" la giusta cifra malinconica, “Ah, mio cor!” è sostenuta da un fraseggio curato e un crescendo drammatico. Anche l'interpretazione scenica ha sottolineato bene l'evoluzione del suo personaggio tra seduzione, tormento e sconfitta.
Elmar Hauser convince pienamente come Ruggiero, grazie ad un timbro morbido e luminoso, che sa piegare a raffinate mezze voci come in “Mi lusinga il dolce affetto” e “Mio tesoro”. In “Verdi prati” esibisce un ottimo legato e un fraseggio sognante.
Delphine Galou nel ruolo di Bradamante si distingue soprattutto per il giusto temperamento, per il timbro caldo, la fluidità nel fraseggio che mette in risalto in "È gelosia" e nelle vorticose fioriture di "Vorrei vendicarmi".
Martina Licari si conferma una cantante di ottimo livello. La sua Morgana è tratteggiata con delicata sensibilità e intensità emotiva. Mostra freschezza nei virtuosismi di “Tornami a vagheggiar”, malinconia e abbandono in “Credete al mio dolore”.
Žiga Čopi è un Oronte ben cantato. La voce chiara, agile, coniuga precisione stilistica, incisività nel fraseggio e corretta dizione nelle arie del suo personaggio. Christian Senn baritono specializzato nel bel canto tratteggia un efficace Melisso. Voce granitica, ben scolpita nell'unica aria "Pensa a chi geme d'amor piagata" del secondo atto. Giacomo Decol ricompare, questa volta con meno frequenza, nelle vesti di Amore.
A fine recita sentite ovazioni per tutto il cast.
Marco Sonaglia (Teatro Alighieri-Ravenna 15 novembre 2025)