Recensioni - Opera

Ravenna: Orlando

Raffinata messa in scena di Pier Luigi Pizzi 

Dal 2012 Ravenna Festival si è esteso oltre i tradizionali confini estivi con la felice invenzione della Trilogia d’Autunno: tre diverse opere si alternano sullo stesso palcoscenico, sera dopo sera, per una maratona lirica che negli anni ha già reso omaggio a compositori simbolo delle varie epoche.

Quest'anno la trilogia è interamente dedicata a Georg Friedrich Händel con tre capolavori: "Orlando", "Alcina" e il "Messiah".

L'Orlando è un'opera seria in tre atti di George scritta per il King's Theatre di Londra nel 1733. Il libretto in italiano è un adattamento dell'Orlando di Carlo Sigismondo, dall'Orlando Furioso di Ludovico Ariosto. L'opera dopo altre dieci esecuzioni, non venne più riproposta. Nei 1922 è stata data a Halle, luogo di nascita di Handel e nel 1959 ebbe la prima rappresentazione italiana al Teatro della Pergola di Firenze.

Il nuovo allestimento è una produzione del Teatro Alighieri in collaborazione con Ravenna Festival. Regia, scene, costumi sono di Pier Luigi Pizzi, un vero maestro del teatro, che a novantacinque anni riesce ancora a realizzare spettacoli che respirano freschezza e raffinatezza. Il regista ha pensato ad una struttura scenica basata su materiali specchianti in grado di produrre riflessi, rimandi, immagini sfuggenti, proprio come le trame e i personaggi.

Scenografie semplici con pareti lineari, specchi deformanti, una vasca con l'acqua e un grande tronco d'albero. Le mutazioni vengono amplificate dagli ottimi editing video di Matteo Letiz. Le immagini ispirate da Gianfranco Torelli (il grande protagonista della scenografia barocca) rappresentano la natura con alberi, prati, boschi, architetture arborescenti e un labirinto di siepi. Le luci calde e avvolgenti sono di Oscar Frosio, i costumi sontuosi dalle tinte forti rispecchiano pienamente lo stile di Pizzi. L'Amore continuamente citato, invocato, è interpretato in scena da Giacomo Decol, come un testimone, provocatore, catalizzatore di tante passioni, capricci, smarrimenti, pazzie.

Alla guida dell'Accademia Bizantina (fra le migliori compagini dedicate a questo tipo di repertorio) il maestro Ottavio Dantone, impegnato anche al clavicembalo. Una direzione asciutta, misurata, rispettosa della partitura, precisa negli attacchi, variegata nei recitativi, attenta alle voci e agli interventi dei singoli strumenti. Ne esce un quadro narrativo equilibrato e di squisita bellezza, che valorizza al meglio le melodie e soprattutto la modernità di Händel.

Filippo Mineccia nella parte di Orlando ha confermato le sue consuete e ottime capacità con un canto appoggiato, rifinite colorature, messe di voce e una presenza scenica magnetica, che mette in risalto sia l'eroe sconfitto, combattuto tra gloria e amore, con i suoi dubbi e le sue insicurezze; sia gli scatti di energia in "Fammi combattere" o di ira, come nella scena della pazzia con l'aria "Ah! Stigie larve".

Di ottimo livello anche l’Angelica di Francesca Pia Vitale. Il soprano mostra una voce uniforme nei registri, fluida nelle agilità e adamantina negli acuti. Affronta senza problemi "Chi possessore è del mio core" e "Se fedel vuoi ch'io ti creda" nel primo atto. Con “Non potrà dirmi ingrata” tocca alti momenti drammatici e grande dolcezza nell'estatica “Verdi piante".

Elmar Hauser è un Medoro dalla voce delicata, da puro sopranista, che unisce garbo ed eleganza. Cesella con giuste variazioni le arie “Se ‘l cor mai ti dirà”, “Verdi allori” e “Vorrei poterti amar”. Martina Licari è quanto mai perfetta nella parte di Dorinda. Ben eseguite le arie “Ho un certo rossore”, “O care parolette”, “Se mi rivolgo al prato”, che le permettono di mostrare una voce salda, luminosa, legata ad una tecnica solida e ad una recitazione sempre efficace.

Christian Senn è uno Zoroastro ieratico sin dall'aria iniziale “Gieroglifici eterni”. Timbro brunito e corposo che gestisce con sicurezza, specialmente nel terzo atto con l'incisiva "Sorge infausta una procella”. Completavano il cast: Diletta Filippetto (Isabella, principessa), Nicolò Matricardi e Luca Montresor (i due soldati).

Teatro pieno che ha salutato con successo una bellissima recita di un'opera poco frequentata e tutta da riscoprire.

Marco Sonaglia (Teatro Alighieri-Ravenna 14 novembre 2025)