Recensioni - Opera

Ravenna: Una Tosca travolgente

Giunge al termine la stagione lirica al teatro Alighieri di Ravenna, ancora sulla scia del centenario pucciniano

Protagonista è "Tosca", con un nuovo allestimento del Teatro del Giglio Giacomo Puccini in coproduzione con Teatro Goldoni di Livorno, Teatro Verdi di Pisa, Teatro Alighieri di Ravenna, Teatro Comunale di Modena, Teatro Comunale di Ferrara.

La regia di Luca Orsini è rispettosa del libretto e punta ad un allestimento efficace, di taglio molto classico. Le scene di Giacomo Andrico ci restituiscono bene la Roma ottocentesca, con vari riferimenti all'antico, come le colonne in stile neoclassico che con un gioco di incastri cambiano in maniera semplice gli ambienti della storia. Le luci di Tiziano Panichelli creano un interessante effetto di prospettiva e suggestive atmosfere (specialmente nel Te Deum e nella scena finale dell'alba). I costumi di Rosanna Monti sono eleganti e raffinati.

Il direttore Henry Kennedy alla guida dell'Orchestra Giovanile Luigi Cherubini
ha messo in luce tutti i colori della partitura, dalle dissonanze espressioniste alle squisite cantabilità, dai pianissimi degli archi alle esplosioni degli ottoni, cercando sempre omogeneità ed equilibrio nelle dinamiche. Una direzione netta, precisa, con i tempi giusti e un grande volume orchestrale che non ha mai sovrastato le voci.

Pregevole e ben sostenuto l'intervento del Coro Archè diretto dal maestro Marco Bargagna, corretto il Coro di Voci Bianche Puccini 100 (in collaborazione con
Coro di Voci Bianche della Cappella di Santa Cecilia di Lucca Coro di Voci Bianche della Scuola di Musica “Giuseppe Bonamici” di Pisa) diretto da Angelica Ditaranto e
Niccolò Bartolini, anche il pastorello di Dalia Spinellli ha scandito con dolcezza e limpidezza lo stornello popolare.

Regina del palcoscenico è stata Marily Santoro, che ha interpretato una Tosca di profonda passione. Il soprano ha messo in luce una voce che è uniforme in tutti i registri, emessa sempre in maniera sicura. Gli acuti svettano luminosi e taglienti come lame, sostenuti da una tecnica solida e da una perfetta dizione. Il personaggio è dominato in tutte le sue sfumature, con una recitazione credibile e partecipata. Il “Vissi d’arte” è cantato con grande classe e i pianissimi in chiusura lo valorizzano in maniera ancora più struggente.

Il tenore Matteo Lippi ha sostituito l'infortunato Vincenzo Costanzo con ottima rapidità, professionalità e brillanti risultati. Il suo Cavaradossi può contare sull'eleganza del timbro, su una buona potenza, su una ricerca di sfumature e una garbata recitazione. "Recondita armonia" inizia con prudenza, ma poi trova il giusto squillo. La celebre romanza "E lucevan le stelle" è affrontata con trasporto e risulta convincente, specialmente nella seconda parte.

Sempre efficace Massimo Cavalletti che nella parte del barone Scarpia si muove con naturalezza e voce ben salda. Una presenza scenica imponente, che accompagnata da un ghigno beffardo amplifica il sadismo del suo personaggio. Cavalletti però è bravo a non cadere nel becero verismo, puntando l'attenzione sulla parola scenica, accompagnata da un valido fraseggio e da eleganti movimenti.

Si sono poi ben distinti Omar Cepparolli con un profondo e sonoro Cesare Angelotti, il sagrestano brillante e incisivo di Nicolò Ceriani e il corretto Spoletta di Alfonso Zambuto. Completavano il cast Eugenio Maria Degiacomi (Sciarrone) e Paolo Breda Bulgherini (Un carceriere).

Teatro sold out che ha risposto con grande affetto ad una recita di rara bellezza.
Trionfo personale per la Santoro, molto applauditi anche Lippi, Cavalletti e il maestro
Kennedy.

Marco Sonaglia (Teatro Alighieri-Ravenna 30 marzo 2025)