Recensioni - Opera

Raymonda, una leggenda di dame e cavalieri

L'onirico balletto in scena al Teatro Grande con un'ottima compagnia di ballo

Raymonda è un titolo solitamente poco rappresentato ed il pubblico bresciano può ritenersi davvero privilegiato per aver assistito a questo gioiello dei balletti imperiali russi.
Nato nel 1898 a San Pietroburgo, il balletto porta le firme di due grandi nomi della danza: il sommo coreografo degli zar, Marius Petipa e di Alexander Glazunov, musicista  all’epoca ancora all’ombra di Tchiakovskij, morto da soli pochi anni. L’architettura perfetta disegnata da Petipa in tutte le sue coreografie rende immortale nella memoria dello spettatore la durata delle sue danze; le geometrie di cerchi, righe e diagonali dipinte dai corpi dei ballerini che si spostano in nuove formazioni sono un capolavoro di perfezione.

La musica di Glazunov, intrisa di sinfonie rimskijane, è un punta d’eccellenza per la sua raffinatezza ed eleganza, cosicché chi ascolta vaga con la mente tra Oriente e Occidente immaginando ora cavalieri che combattono contro i draghi per salvare indifese principesse, ora feroci saraceni coi pugnali in mano.
Anche la compagnia proposta dal Teatro Grande di Brescia è stata una piacevole sorpresa: il balletto dell’Opera di Kiev, istituzione di solida tradizione classica attualmente diretta da Viktor Yaremenko che ha firmato la coreografia andata in scena sabato e domenica, conservando in particolare le variazioni soliste di Petipa.
Il corpo di ballo è risultato essere omogeneo ad alto livello: tutte le donne con doppie pirouettes in punta, développés alla seconda come da variazione di Aurora in Bella Addormentata; in pratica tante soliste riunite ad eseguire la parte del corpo di ballo, davvero un grande spettacolo. Non da meno gli uomini, con triplo tour en l’air sia a destra che a sinistra e salti fatti per vincere ogni volta la forza di gravità.
Il difficile e lungo ruolo di Raymonda è stato interpretato da Natalija Macak sostenuta da una splendida tecnica di adagio e di giri, ma meno brillante in quello di piccolo allegro. Dmitro Luk’janec, nel ruolo di Andrea II re d’Ungheria, ha esibito un ottimo baloon con ampi salti frenati talvolta da un palco forse troppo piccolo per le esigenze del balletto maschile. Scelta azzeccata per Maksim Motkov nel ruolo del saraceno. Le linee lunghissime e morbide di Katerina Kozacenko hanno conferito alla Dama Bianca il giusto senso di bellezza eterea di questo personaggio irreale. Straordinaria per leggerezza e lavoro di batteria Katerina Didenko. Ottimo il lavoro di giri ed allegro di Marina Stepancenko nella variazione del primo atto; un po’ meno quella del secondo atto, ma sempre apprezzabilissimo, forse perché il suo carisma non è da ballerina da adagio. Brave le due coppie che hanno danzato La Romanesque del primo atto con un bellissimo gioco di pas de bourrèe.
Splendide anche le scene di Andrii Zlobin ed i costumi Anna Ipatieva.
Ci auguriamo di poter applaudire anche il prossimo anno questi meravigliosi artisti ucraini, magari aggiungendo un pizzico di folklore in più.

Sonia Baccinelli 09 dicembre 2012