Recensioni - Opera

Riccardo II al femminile

Maddalena Crippa protagonista della tragedia Shakespeariana diretta da Peter Stein

Riccardo amministra il potere in maniera assolutamente arbitraria e si comporta in modo da inimicarsi buona parte del popolo e della nobiltà, che non esiterà a schierarsi con l’esiliato Bolingbroke per destituirlo, nonostante lui sia il re legittimo. I suoi eccessi hanno condotto la nazione ad una sorta di colpo di stato: Riccardo prima di tutto è vittima di sé stesso.

È proprio questa psicologia mutevole e sfaccettata che ha convinto Peter Stein, che ha firmato la regia di questa nuova produzione che ha inaugurato l’Estate Teatrale Veronese, ad affidare il ruolo del titolo alla moglie Maddalena Crippa.
 Nel suo delineare l’ultimo re dei Plantageneti la Crippa non rinuncia a tutte le ruvidezze e le spavalderie maschili, ma allo stesso tempo dona al personaggio nella seconda parte della tragedia, dopo la caduta, una fragilità ed una melanconia tipicamente femminili.

L’allestimento -scene di Ferdinand Woegerbauer, costumi di Anna Maria Heinreich, luci Roberto Innocenti- è tanto semplice quanto esteticamente curato. Una parete di fondo che si apre sulla sala del trono e pochi essenziali arredamenti che danno un’idea di grande pulizia e linearità contribuiscono ad uno svolgimento sostanzialmente tradizionale della tragedia. La regia procede senza particolari soluzioni ma tutto è lasciato alla recitazione, misurata e attenta, affidata ad un cast di ottimi professionisti e improntata su una grande cura della parola shakespeariana. Nessuna battuta si è persa, nonostante a volte si sia avuta la sensazione che lo spettacolo manifestasse qualche lentezza, che probabilmente verrà risolta nel corso delle repliche e che comunque è stata compensata dall’eccellente livello degli interpreti.

Oltre alla Crippa spiccavano l’ottimo Alessandro Averone, Bolingbroke intenso e spavaldo, Graziano Piazza che con grande versatilità si è cimentato nel doppio ruolo di Thomas Mowbray e del vescovo di Carlisle, Paolo Graziosi, autoritario John Gaunt e ambiguo arcivescovo di Canterbury e Gianluigi Fogacci, sanguigno duca di York.
Buon successo di pubblico che ha dimostrato di apprezzare e seguire con attenzione lo svolgersi dell’azione nonostante le tre ore di spettacolo.

Davide Cornacchione 6 luglio 2017

 

Riccardo II è figura complessa, ambigua: emotivo e umorale, non sempre è equo nella gestione del potere. Se infatti da una parte cerca in ogni modo di evitare che Bolingbroke e Mowbray si sifidino a duello, dando quindi l’idea di un re pacifico, che evita i contrasti, dall’altra non esita a confiscare i terreni del primo e a donarli ai suoi amici una volta morto il padre.