Recensioni - Opera

Riccardo III in versione noir

Ambientazione inizi ‘900 per la tragedia shakespeariana nell’allestimento firmato da Massimo ranieri per l’Estate Teatrale Veronese

Terza ed ultima produzione shakespeariana dell’Estate  Teatrale Veronese, Riccardo III ha debuttato sul palcoscenico del Teatro Romano con Massimo Ranieri nella duplice veste di Protagonista e regista.
L’attore napoletano ha scelto di ambientare la vicenda agli inizi del XX secolo, in un’atmosfera da film noir che rimandava a certe pellicole di Tourneur o del primo Lang: uomini in smoking, donne in abito lungo, bianco e nero come unici colori ammessi, luci algide, pugnali sostituiti da pistole, profluvio di sigarette che saturavano l’aria con una perenne coltre di fumo.
 

Da una lettura di questo tipo ci saremmo aspettati una recitazione asciutta, quasi cinematografica, comunque moderna, ma così non è stato. La traduzione scelta, quella di Masolino D’Amico, è sì bellissima, ma anche molto poetica, al punto da imbrigliare gli interpreti in una recitazione molto classica, declamata, quasi ridondante, che a mio avviso poco si sposava con l’impostazione generale. Inoltre Ranieri, impegnato nel difficile ruolo del Duca di Gloucester, non ha dato l’impressione di aver lavorato troppo approfonditamente sugli altri attori nel tentativo di trovare uno stile recitativo uniforme: ognuno sembrava infatti esprimersi attingendo al proprio bagaglio di esperienza e senza entrare veramente in sintonia con quanti gli stavano intorno.
Da aggiungere inoltre che i frequenti cambi scena che richiedevano la continua rotazione della struttura cilindrica –progettata da Lorenzo Cutuli-  che fungeva da unico ambiente, frammentavano ulteriormente il ritmo dello spettacolo. Poco aggiungevano le percussive, e alla lunga ripetitive, musiche di Ennio Morricone.
Dal punto di vista interpretativo Ranieri ha dato l’impressione di non essere ancora del tutto padrone del ruolo. Frequenti  sono state le incespicature dovute ad incertezze di memoria che in più occasioni hanno spezzato la tensione delle singole scene. Come per il recente Shylock di Silvio Orlando, anche in questo caso si è avuta la sensazione che i protagonisti fossero arrivati al debutto con il fiato corto. Trattandosi però di professionisti indiscussi viene a questo punto da chiedersi se e quanto lo stato attuale di crisi in ambito finanziario e culturale abbia influito sulla qualità e sul numero di prove necessarie a montare lo spettacolo.
Questo non ha comunque impedito ad alcuni interpreti di ottenere risultati decisamente lusinghieri, citiamo ad esempio il Buckingham di Paolo Lorimer e la Regina Margherita di Margherita di Rauso.
Meritevoli di plauso anche Federica Vincenti (Elisabetta) e Carla Cassola (la Duchessa di York).
Funzionale il resto del cast.
Al termine delle due ore e mezza di rappresentazione il pubblico, che praticamente esauriva il Teatro Romano, ha applaudito vigorosamente tutti gli interpreti con picchi di entusiasmo per Ranieri e la Di Rauso.

Davide Cornacchione 17 luglio 2013