
Grande successo per l’opera verdiana in forma di concerto. Ottimo il cast vocale
Per la stagione estiva del Festival Tirolese di Erl 2025, il direttore Jonas Kaufmann sceglie la strada dei grandi nomi e dei grandi titoli, proposti in forma di concerto. Una sola messa in scena per un’opera di rara esecuzione, mentre la trilogia popolare di Verdi, Traviata, Rigoletto e Trovatore, viene proposta in forma di concerto con importanti nomi del jet set lirico internazionale.
Così a Erl per una serata arriva Luca Salsi nei panni di Rigoletto. Il baritono parmense, nonostante i numerosi impegni fra Verona e Torre del Lago, è in forma smagliante e impartisce una vera e propria lezione di interpretazione e di vocalità verdiana. Letteralmente in delirio il pubblico del Festspielhaus, esaurito in ogni ordine. Applausi interminabili: Salsi viene chiamato a proscenio dopo ogni pezzo, da “Pari Siamo” a “Cortigiani, vil razza…”, per concludere con l’immancabile bis a furore di popolo della “Vendetta”.
Dopo centinaia di Rigoletti, sentire un’interpretazione di tale profondità e perfezione è stata, bisogna confessarlo, un’emozione inaspettata, un’esperienza unica. Luca Salsi ha dimostrato che per cantare non basta la voce, che pure c’è in abbondanza, ma serve fraseggio, interpretazione, teatralità, intelligenza. L’interprete, non il cantante (e qui sta la sottile ma fondamentale differenza), scava il personaggio, non si concentra sulle arie e sui pezzi famosi, tornisce ogni parola, interpreta ogni passaggio, ha piena consapevolezza della dimensione prettamente drammatica della musica di Verdi.
Il risultato è assoluto, inaspettato, umano, commovente, vincente su tutta la linea. È il magistero timbrico piegato alle esigenze del dramma che fa la differenza. Nel secondo atto l’entrata sul “La-ra, la-ra…” viene eseguito con un timbro chiaro, a tratti adamantino, permeato di finta indifferenza; “Han tutti fatto il colpo…” è un sussurro sonoro ma evanescente all’orecchio di una contrabbassista; mentre in “Io vo mia figlia…” il timbro cambia nuovamente e si inscurisce nella minaccia. Un capolavoro. In “Cortigiani vil razza dannata…”, pur nella concitazione drammatica, non si perde una sillaba e di nuovo il gioco timbrico delle mezze voci e dei pianissimi è sopraffino. Gli acuti poi esplodono spavaldi e inarrestabili nella “Vendetta”. Inutile continuare, se potete andate a sentire e a vedere Luca Salsi, perché sicuramente è all’apice della sua carriera e ha molto da regalare al pubblico, oltre che molto da insegnare ai suoi colleghi, spesso troppo cantanti e troppo poco interpreti.
Indubbiamente all’altezza anche il resto del cast, a cominciare dallo spavaldo tenore peruviano Iván Ayón Rivas. Sicuro e baldanzoso, il cantante ha un registro acuto smagliante e un timbro accattivante che gli hanno valso molti e meritati applausi al termine delle sue arie più famose. Un’ottima prova nel complesso per lui, con però ampi margini di miglioramento nel fraseggio, nel registro medio e nella completezza interpretativa.
Gilda era il giovane soprano russo Julia Muzychenko. Brava, precisa, intonata. Certo manca di esperienza e a tratti risulta metronimica e generica nell’interpretazione. Il fraseggio e la dizione italiana sono ancora da mettere a fuoco. Canta bene? Assolutamente. Basta per Verdi?
Voce superba e imperiosa quella di Deniz Uzun. Un grande strumento mezzo sopranile per la cantante di origini turche, che ha convinto appieno nella breve parte di Maddalena. Composto e magnetico il basso ungherese Alexander Köpeczi come Sparafucile. Il cantante è dotato di un timbro accattivante e di buone risonanze timbriche, molto prudente nell’interpretazione. Fra i comprimari citiamo la brava e precisa Camilla Lehmeier nella doppia parte di Giovanna e Contessa di Ceprano. Poco incisivi gli altri.
Asher Fisch, a capo dell’orchestra del Festival di Erl, accentua e scandisce le parti ballabili della partitura, puntando in particolare sui contrasti fra i piani e i forti, che spesso risultano smaccati, a tratti tonitruanti. Una lettura “all’italiana” della partitura nella visione di un non italiano. Insomma un approccio curioso, che però convince nel suo insieme sia per lettura complessiva che per la precisione e accuratezza dell’orchestrazione.
Grande successo per tutti nel finale, con ovazioni per Luca Salsi.
Raffaello Malesci (Venerdì 25 Luglio 2025)