Recensioni - Opera

Rigoletto per Civitanova all'Opera

Si apre il sipario sulla quinta edizione di Civitanova all'opera La rassegna con la direzione artistica del maestro Alfredo Sorichetti, sta crescendo di anno in anno, cercando di portare l'opera lirica in un teatro come il Rossini, che nasce per altro tipo di spettacolo.

La prima opera in programma è "Rigoletto" , uno dei capolavori di Giuseppe Verdi, che forma la trilogia popolare insieme al Trovatore e alla Traviata.

Dejan Proshev ha curato una regia statica, minimale e nel segno della tradizione.

Le scene di Sauro Maurizi ricreano in maniera semplice ed efficace la corte del duca di Mantova, la casa di Rigoletto e la taverna di Sparafucile. Con l'aiuto di un paio di proiezioni video ( un grande dipinto al centro del palazzo e il cielo plumbeo nella tempesta), del disegno luci ben gestito da Giordano Corsetti e dai buoni costumi di Camila Melelli (realizzati dalla sartoria Arianna).

Alfredo Sorichetti dirige l'Orchestra Sinfonica Rossini con energia e cercando di trovare le giuste dinamiche, che complessivamente vengono raggiunte. Ogni tanto però i tempi sono particolarmente veloci come nel duetto "Quel vecchio maledivami" al primo atto oppure dilatati come nel quartetto al terzo atto o nella cabaletta "Si vendetta" del secondo atto e si colgono scollature tra orchestra e cantanti.

Valido il Coro Ventidio Basso sempre diretto con cura da Giovanni Farina.

Davide Tuscano debuttava nel ruolo del Duca di Mantova. Il giovane tenore ha una bella pasta vocale, che gestisce senza problemi. Gli acuti sono limpidi il fraseggio è curato. Spavaldo al punti giusto in "Questa o quella" e "La donna è mobile", più malinconico in "Parmi veder le lagrime". Un poco ingessato scenicamente, ma il personaggio c'è e si sente.

Vittorio Vitelli è un Rigoletto ben delineato dal punto di vista interpretativo. Dissacrante, nervoso, disperato, vendicatore. Il baritono ha un timbro interessante dalle tinte scure, però la voce non sempre è ben proiettata e si sente qualche segno di stanchezza. Ben riusciti i duetti con Gilda, "Cortigiani vol razza dannata" è risolta con mestiere, ma senza troppo pathos.

Francesca Benitez è una Gilda molto delicata, leggera per la statura del personaggio. L'insidioso "Caro nome" del primo atto viene eseguito correttamente, con qualche asprezza negli acuti che si coglie anche nella cabaletta del secondo atto. Qualche confusione nel terzetto, più intensi "Tutte le feste al tempio" e il finale.

Giacomo Prestia da sempre è sinonimo di qualità. Il suo è uno Sparafucile di grande presenza, che riempie il teatro. Voce cavernosa, (da basso verdiano) sonora e ben emessa, lo dimostrano il lungo fa grave nel duetto al primo atto e il cupo terzetto della tempesta.

Lo affianca sua sorella Maddalena, interpretata egregiamente da Mariangela Marini, con un registro da mezzosoprano pieno, bronzeo e duttile.

Da segnalare il tuonante Monterone di Alessio De Vecchis, il valido Marullo di Giacomo Medici e il Borsa di Mauro Sagripanti. Corretti tutti gli altri: Liudmilla Kuzmina (Giovanna), Davide Filipponi (Il conte di Ceprano e un usciere), Edy Bigotto (La contessa di Ceprano), Midori Namikawa (Un paggio della duchessa).

Teatro sold out e lunghi applausi nel finale, con ovazioni per Vitelli.

Prossimo appuntamento sabato 27 gennaio con "L'elisir d'amore" di Gaetano Donizetti.

Marco Sonaglia