Recensioni - Opera

Ritratto di un attore in bilico tra gloria e nazismo

Mephisto, il nuovo spettacolo scritto diretto e interpretato da Luca Mcheletti ispirato all’attore Gustaf Gründgens debutta al Teatro Sociale

Nuova produzione e spettacolo inaugurale della stagione 2015/16 del Centro Teatrale Bresciano Mephisto di Luca Micheletti ha debuttato il 3 novembre al Teatro Sociale di Brescia.
Liberamente ispirato alla carriera di Gustaf Gründgens, il testo, rielaborazione dello stesso Micheletti da Klaus Mann, racconta la storia di Henrik Höfgen, attore nella provincia tedesca degli anni ’30 del  secolo scorso che, in nome della carriera, passa gradualmente dal “cabaret rivoluzionario” di matrice socialista all’adesione al nazismo.
 

In realtà per Micheletti, che firma anche la regia, la storia è un espediente per raccontare il mondo del teatro nella sua finzione e, per certi versi anche nella sua ambiguità; non a caso nel finale Juliette, l’amante di colore di Henrik, si congeda da lui con le parole “Tu dici sempre la verità, tu menti sempre”.
Molto efficace la scenografia, progettata da Csaba Antal che mostra il palcoscenico del teatro Sociale privo di quadratura, in modo che i vari cambi scena possano avvenire a vista, permettendo al pubblico di coglierne i trucchi e l’artificiosità.
Il colpo d’occhio è sempre di grande suggestione: il rosso è il colore dominante, nei sipari, nelle scritte luminose, nei tubi al neon, ma grande importanza hanno anche le luci, firmate da Cesare Agoni, a volte violente, a volte appena accennate, a rappresentare le costellazioni celesti.
La regia si avvale anche di numerosi effetti teatrali tra cui sipari che cadono, lampadari che si schiantano, macchine del vento, che contribuiscono a plasmare uno  spettacolo eccessivo, barocco, a volte frastornante, ma di indiscutibile fascino.
Lo spettacolo dominato dalla figura di Henrik Höfgen, interpretato da un carismatico e bravissimo Luca Micheletti, che non si risparmia minimamente: in scena per oltre due ore e mezza, recita, canta, gioca a fare l’istrione senza accennare a un calo di tensione.
Di Höfgen impariamo a conoscere l’ambiguità: lui, il grande Mephisto del Faust di Goethe,  ad un certo punto, per seguire il demone dell’arte e della gloria, si ritrova a vendere lui stesso l’anima al diavolo, qui impersonato da un gerarca nazista ricalcato sulla figura di Hermann Göring, dapprima apparsogli in sogno e poi materializzatosi come amante di Lotte, la sua partner in scena. Höfgen vorrebbe conservare un minimo dei suoi ideali e della sua integrità ma, la sua vita di finzione lo ha reso un pusillanime per cui non può impedire che il giovane macchinista dalle idee socialiste venga ucciso e che la sua amante, inaccettabile al partito in quanto di colore, debba fuggire all’estero. D’altronde, come dice lui stesso nel finale, quasi come autoassoluzione, tutti pretendono sempre qualcosa da lui, ma lui in fondo non è altro che un attore.
Al suo fianco spicca la Lotte di Federica Fracassi che da giovane attrice si trasforma via via in una sorta di Lady Macbeth, sempre più determinata a fare strada e quindi sempre più allineata alla dottrina nazista, rappresentata dal gerarca interpretato dall’efficace Michele Nani.
Massimo Scola interpreta  Miklas, antitesi del protagonista. Dapprima giovane impetuoso, aspirante attore e affascinato dalle teorie naziste, poi mano a mano che acquisisce consapevolezza, rinuncia alla recitazione per diventare macchinista ed anche politicamente muta prospettiva convertendosi alla resistenza socialista, scelta quest’ultima che gli sarà fatale.
Intrigante la scelta di musiche che ai ricorrenti Peer Gynt di Grieg e Winterreise di Schubert affianca canzoni dell’epoca tra cui Kurt Weill e nuove composizioni eseguite dal vivo dal percussionista Maurizio Felicina.
Al termine delle quasi tre ore di spettacolo, il pubblico del Teatro Sociale ha tributato a tutti i protagonisti applausi convinti.

Davide Cornacchione 5/11/2015