Recensioni - Opera

Roma: 125 anni di Tosca al Teatro Costanzi

Eccezionale protagonista il soprano spagnolo Saioa Hernández

La Tosca, dramma in tre atti su libretto di Luigi Illica e Giuseppe Giacosa, tratta dall’omonimo dramma teatrale di Victorien Sardou, fu rappresentata la prima volta il 14 gennaio del 1900 al Teatro Costanzi di Roma ed in occasione del 125° anniversario della prima, è stata messa in scena una produzione ispirata proprio alla storica rappresentazione del 1900.

La direzione della rappresentazione è stata affidata al Maestro Francesco Ivan Ciampa, in sostituzione del Maestro Michele Mariotti che ha diretto la prima il 14 gennaio. Una direzione netta e drammatica, che ha sfruttato tutte le sfumature e le possibilità espressive di questa partitura anche grazie all'orchestra del Teatro Costanzi di Roma, una delle più blasonate a livello italiano. Nel complesso è stato adottato un approccio classico, senza particolari eccessi: tutto è andato come ci si sarebbe aspettati nel solco di una tradizione ben consolidata. Il che è stato senza dubbio apprezzato anche dal pubblico, con riscontro negli applausi finali (ma anche qualche applauso a scena aperta). Il Maestro Michele Mariotti ha detto a proposito di quest’opera "Tosca è Roma. È un capolavoro musicale senza eguali ed è un’opera che ha un profumo romano. Nel dirigere questa partitura chiudo gli occhi e mi ritrovo negli angoli della città che più amo”. Un'affermazione che noi condividiamo e che rivela uno degli aspetti più importanti che hanno caratterizzato lo stile della direzione orchestrale e dei cantanti.

Questa edizione della Tosca è una ripresa della versione del 2023, di cui ci eravamo già occupati, avendo assistito alla sua precedente rappresentazione nel settembre del 2023. La regia, affidata ad Alessandro Talevi, si ispira il più possibile allo spirito della prima assoluta del 14 gennaio 1900, e si basa volutamente sulle note che Puccini ha lasciato nella partitura originale, usate come guida ed ausilio per il progetto registico. Un approccio rivolto alla tradizione che abbiamo riscontrato anche nella direzione musicale, come già sottolineato.

Sono state riprese le scene originali di Adolf Hohenstein, ricostruite da Carlo Savi nel Laboratorio di Scenografia del Teatro Costanzi, uno dei pochi originali sopravvissuti a livello mondiale. Attraverso tecniche che si sono sviluppate a partire dal ‘700, sono stati riprodotti fedelmente i tre fondali realizzati da Hohenstein ed utilizzati nella prima del 1900: Sant’Andrea della Valle per il I° atto, Palazzo Farnese per il II° e Castel Sant'Angelo per il III°. Il Laboratorio scenico ha realizzato anche il mobilio e le tappezzerie seguendo fedelmente le indicazioni originali, anche relativamente alle tonalità del grigio-verde ed ai tipi di tessuto da utilizzare, per riportare alla luce lo stile Luigi XVI° che caratterizzava l’edizione del 1900, in pieno stile verista.

Anche i costumi originali di Adolf Hohenstein sono stati fedelmente ricostruiti da Anna Biagiotti, a partire dai bozzetti originali recuperati da Casa Ricordi ma anche dalle testimonianze storiche offerte dai dipinti e dagli acquerelli di Achille e Bartolomeo Pinelli. Opere veriste che permettono di recuperare il gusto e le mode dell’epoca e quindi di ricostruire i costumi in modo storicamente appropriato e consistente. Gli stessi magazzini del Teatro Costanzi conservano copie originali dei costumi utilizzati per la prima del 1900, ancora con l’originale etichetta Teatro Reale dell’Opera di Roma, indossate all’epoca dal coro dei figuranti nella scena della chiesa del I° atto e dalle guardie svizzere nella scena a Castel Sant’Angelo. In particolare, per il costume di Tosca del II° atto, seguendo le linee del bozzetto originale, i ricami sono stati realizzati con filo laminato, seta e cristalli Swarovski. I cappelli delle donne, nelle scene di massa, sono stati invece realizzati con paglie di Firenze, tinte con il colore dei costumi stessi ed adornate con piume o nastri colorati.

Scene e costumi sono poi stati valorizzati dalle luci a cura di Vinicio Cheli, che ne ha fatto risaltare la bellezza nei vari momenti dello spettacolo. In particolare, la scena del Te Deum del primo atto e il meraviglioso cielo crepuscolare nella scena a Castel Sant’Angelo, con l’imitazione delle campane delle chiese di Roma nel III° atto: una delle scene più belle a livello visivo.

Passando poi agli interpreti, il nostro maggiore apprezzamento va all’eccezionale prova di Saioa Hernández nei panni di Floria Tosca. Ci ha rapiti letteralmente non solo per le doti di recitazione ma ovviamente e soprattutto per quelle canore: la sua interpretazione ha deliziato il pubblico che ha risposto con numerosi applausi a scena aperta. Dalla follia della gelosia nella scena iniziale con Cavaradossi nella chiesa di sant'Andrea “Qual occhio al mondo…”, al tragico duello verbale con Scarpia durante la scena dell'interrogatorio di Cavaradossi a Palazzo Farnese, al sublime “Vissi d’arte, vissi d’amore”, alla drammatica scena dell'uccisione di Scarpia. Per non parlare del III ° atto: il duetto con Cavaradossi “Trionfal, di nova speme…”, Una grandissima artista, che ha preso possesso del palco sin dalla sua prima apparizione.

Mario Cavaradossi è stato impersonato da Gregory Kunde. Una buona performance. Un bel timbro vocale e una buona tecnica. Ha interpretato molto bene le sue romanze, “Recondita armonia” e “E lucevan le stelle”. Bene anche nelle scene con Tosca. Ha riscosso un buon successo anche negli applausi finali.

Il Barone Scarpia è stato eseguito da Gevorg Hakobyan. Tra i personaggi principali forse quello che ha meno colpito. Una voce non troppo potente, anche se con un buon timbro vocale. Una presenza scenica che ha pesato di meno rispetto a quanto ci si aspetterebbe da una figura chiave del dramma. Puccini dedica infatti a Scarpia un leitmotiv che ricorre in tutte le parti: gli affida l’incipit stesso dell’opera, ma è presente e spesso riaffiora in modo più o meno evidente nel corso dei tre atti, persino nascosto sotto al canto del pastorello all’inizio del terzo atto… fa parte dell’ossatura musicale di quest’opera.

Nel complesso una bella edizione, curata nei dettagli e con interpreti di alto livello. Un centoventicinquesimo anniversario… da ricordare.

Bravi tutti!