Recensioni - Opera

Roméo et Juliette : una T-shirt non fa contemporaneo

La stagione lirica al teatro filarmonico si è conclusa, per quanto riguarda la proposta operistica, con una messa in scena dell’opera Roméo et Juliette di Charles Gounod.

La stagione lirica al teatro filarmonico si è conclusa, per quanto riguarda la proposta operistica, con una messa in scena dell’opera Roméo et Juliette di Charles Gounod.

 

 

 

Si tratta di una coproduzione fra la Fondazione Arena, il Teatro La Fenice e Il Teatro Verdi di Trieste. La messa in scena è stata affidata al giovane regista Damiano Michieletto coadiuvato per le scene da Paolo Fantin e per i costumi da Carla Teti. Michieletto sceglie di dare all’azione un taglio moderno ambientando il tutto su un giradischi anni settanta con abiti dai colori acidi e rimandi all’universo punk per la banda Montecchi e ad un radical-chic di stile noir per la banda Capuleti. Diciamo innanzitutto che l’idea poteva essere vincente anche perché la scenografia ideata da Paolo Fantin è molto bella e funzionale e permette originali e innovative soluzioni. Alcune buone idee ci sono infatti, come il prologo iniziale che viene cantato da un coro immobile in penombra le cui parole sono proiettate su una grande disco in vinile che scompare lentamente, oppure la scena del balcone in cui Giulietta viene appollaiata sul braccio del giradischi.

 

Purtroppo però una t-shirt non crea di per sé il moderno se non supportata da una regia coerente e soprattutto attenta alla preparazione del coro e dei cantanti da punto di vista scenico. E questo è fondamentalmente mancato nel lavoro di Michieletto che occhieggia malamente i maestri del genere, pensiamo a Robert Carsen in primis ma anche Bieito e Konwitschny, ma che dimentica che il lavoro di questi registi si basa soprattutto sulla preparazione dei cantanti che risultano sempre credibili e in parte anche nelle messe in scena più estreme. Invece nel Roméo e Juliette veronese si è visto chiaramente che non serve a nulla avere un cast di cantanti giovani, mettergli t-shirt e costumi moderni, sprecarsi in cotonature colorate se poi questi ragazzotti si muovono in scena come cantanti d’opera ottocenteschi.

Infatti tutte le interpretazioni sceniche, eccettuata una certa freschezza di Maria Alejandre, Juliette,  si perdevano in una confusa genericità senza mai avvicinarsi neanche lontanamente alla plausibilità di una messa in scena appunto contemporanea. Mercutio acconciato con un’aggressiva cresta arancione, chiodo, stivali militari e catene varie si muoveva in modo generico e impacciato, Roméo vestito di bella t-shirt che ne esaltava il fisico e delle immancabili scarpe da ginnastica sfoggiava durante tutta l’opera le due posizioni canoniche dei cantanti d’opera : frontale e tre quarti salvo qualche volta mettersi originalmente in ginocchio. Dov’è la gioventù dei personaggi? Dov’è la regia che infonde credibilità contemporanea ai personaggi? Lo stesso purtroppo dicasi per tutti gli altri, per non dire del coro sempre e sostanzialmente immobile e in posa se si eccettuano i movimenti coreografati della prima scena. Questo fa riflettere su quanto le nostre compagini siano ancora lontane dal livello di preparazione necessario per affrontare un vero lavoro di “teatro di regia” nell’opera lirica.

Dal punto di vista vocale su tutti spiccava la Juliette di Maria Alejandres, che pur se non completamente a suo agio riusciva a delineare il personaggio e si prendeva il rischio di cantare e di metterci la voce. Il resto del cast era totalmente sulla difensiva, con voci piccole e interpretazioni generiche. Roméo era Paolo Fanale che avrebbe il fisico del ruolo, ma che non risultava mai credibile né come interprete scenico, né come interprete vocale: canta in modo corretto ma senza trasporto, senza una vera interpretazione. Lo stesso dicasi per Massimiliano Gagliardo, Mercutio, che non riesce a conquistarsi la scena nella sua aria della regina Mab, e Anicio Zorzi Giustiniani, Tybalt generico negli accenti e nell’interpretazione. Il resto del cast non brillava per spunti scenici o vocali.

Carlo Montanaro dirigeva correttamente accompagnando i cantanti in una serata dove il vero teatro è rimasto assente. Il pubblico, scarsissimo, ha applaudito con cortesia nel finale.

R. Malesci (23/03/10)