Recensioni - Opera

Sempre attuale l’Aida del futuro

Felice ripresa in Arena dell’opera verdiana firmata dalla Fura Dels Baus. Qualche perplessità desta invece l’aspetto musicale

È stato infatti migliorato il metodo di gonfiaggio delle dune nel primo atto, per cui il rumore non copre più la musica; lo stesso si può dire dello sciabordio delle acque del Nilo durante l’aria “O cieli azzurri” e, sempre nel 3 atto i coccodrilli non vengono più catturati e grigliati ai lati del palcoscenico evitando un involontario effetto comico.
Lo spettacolo in cui si mescolano temi di attualità quali lo sfruttamento delle risorse energetiche e delle popolazioni più povere, l’inquinamento, il saccheggio dei reperti archeologici, tocca il suo apice nella scena del tempio, in cui tutto l’anfiteatro viene occupato da figure che recano globi luminosi, ma anche negli ultimi due atti scene e luci creano effetti di grande suggestione.

Non completamente risolta invece la scena del trionfo che, se da una parte ha il vantaggio di uscire dai soliti canoni della parata stile kolossal anni ’50, non va oltre ad una sfilata di animali meccanici che, una volta superata la meraviglia, diventa un po’ ripetitiva.
L’idea del grande specchio solare che, moderna rielaborazione del dio Rha, si trasforma da fonte di energia a tomba dei due amanti, si conferma di grande efficacia e contribuisce al buon esito di uno spettacolo riuscito sotto molti aspetti.

Di discreto livello ma non del tutto immacolato l’aspetto musicale a partire dall’Aida di Sae-Kiung Rim. La soprano coreano ha bel timbro e buon fraseggio ma in più occasioni ha dato l’impressione di dover forzare per sostenere la linea di canto e questo ha comportato anche qualche imperfezione a livello di intonazione.
Carlo Ventre ha cantato un Radames robusto ed energico, forse un po’ sbrigativo nel fraseggio ma nel complesso efficace per il grande spazio areniano. Buona la prova di Anna Maria Chiuri che ha delineato una Amneris volitiva ed appassionata. La voce piena ed il timbro suadente le hanno permesso di costruire un personaggio compiuto.
Leonardo López Linares nel ruolo di Amonasro è sembrato più in forma rispetto al Nabucco di qualche sera prima. La voce rimane un po’ piccola per gli spazi areniani ma l’emissione era sicuramente più curata.
Adeguati Romano del Zovo nei panni del re e Marko Mimica in quelli di Ramfis.

Julian Kovatchev alla testa dell’orchestra della Fondazione Arena non è sembrato molto a suo agio con la partitura verdiana. I tempi erano spesso privi di incisività e in più occasioni si sono verificati sfasamenti tra buca e palcoscenico.
Buona come sempre la prova del coro preparato da Vito Lombardi.
Calorosa la risposta del pubblico al termine della rappresentazione.

Davide Cornacchione 16/07/2017

 

 

Secondo spettacolo della stagione areniana è stata la ripresa dell’Aida futurista firmata dalla Fura Dels Baus che aveva debuttato nel 2013. Se già lo spettacolo aveva convinto nella precedente edizione, stavolta, grazie all’introduzione di alcuni accorgimenti, è stato ancora maggiormente apprezzato.