Recensioni - Opera

Sempre suggestiva l'Aida di Friedkin

Al Teatro Regio convince la ripresa del capolavoro verdiano firmato dal regista statunitense. Qualche perplessità sul versante vocale.

Sicuramente indovinata la scelta fatta dal teatro Regio di Torino di ripresentare, nel corso della corrente stagione, questa edizione di Aida che William Friedkin (regista cinematografico noto ai più per “Il braccio violento della legge” e “L’esorcista” ) qui ripreso da Riccardo Fracchia creó per questo palcoscenico nel 2005 in quanto questo allestimento sembra inserirsi perfettamente, grazie ad un impianto scenico sobrio quanto affascinante, nel contesto cittadino che deve parte del suo fascino proprio a quel mondo faraonico che il suo splendido museo mirabilmente veicola .

E proprio a questo Egitto oscillante tra l’archeologia ed il mito, in cui dominano i colori della sabbia e della terra , che si rivolge il pensiero registico con la volontà di ricreare anche attraverso un’azione sui caratteri ( solo in parte però effettivamente convincente al di là della maniera ) un mondo solido e compatto in cui non sono le raffinate dorature ma la forza e potenza espressiva di geroglifici e bassorilievi incisi sulla pietra a dominare lo spazio . Molto bella è sembrata in questo senso la figura del Re, che entra in scena semplicemente a piedi, forte del suo carisma e dell’autorevolezza che il proprio mondo gli accorda e che attraverso pochi gesti impone su se stesso sguardi ed attenzione.

Ogni quadro ( scene e costumi di Carlo Diappi ) è studiato assai bene ed in sinergia con il dramma ( in questo senso ben costruito l’ultimo quadro nel quale la divisione in due piani sembra dilatare ulteriormente il forte respiro drammatico ) e ci regala un taglio molto sofisticato che a metà tra storia e fascinazione ottocentesca non va a cercare futilmente un significato altro ma sembra concentrare la sua operazione in un metodo di trasmissione molto più immediato e visivo. Un’operazione dichiarata e molto coerente che ha raggiunto l’obiettivo di rendere, pur attraverso l’imponente solennità dei colossi egiziani, l’intimità di una partitura che sembra per contrasto emergere con ancor più potenza.

Angela Meade si conferma un' artista di grande interesse grazie a quella miscela di tecnica e teatralità che ne contraddistingue lo strumento e lo rende espressivamente sempre vincente . Nonostante non fosse in perfetta forma ( ed i numerosi colpi di tosse durante la recita ed un brutto incidente durante la romanza del III Atto lo testimoniavano concretamente, nonostante non sia stato dato alcun annuncio speciale durante la recita ) la sua principessa etiope si distingueva, oltre che per un vigore timbrico notevole ed imponente, per una profonda ed intensa espressività che le permetteva di tratteggiare al meglio il suo personaggio.
Diverso il discorso per quanto riguarda il Radames interpretato da Stefano La Colla che si mostrava inadeguato tecnicamente nell’affrontare un personaggio che richiede costantemente espressiva musicalità e mai stentorea declamazione.
Anche l’Amneris tratteggiata con impegno da Silvia Beltrami poco convinceva nel suo complesso a causa di un interpretazione abbastanza convenzionale che la vocalità dell’artista non contribuiva ad approfondire . Dal timbro molto interessante per colore e volume ma troppo generico nell’espressione risultava l’Amonasro tratteggiato dal baritono Gevorg Hakobyan così come ugualmente corretto appariva Evgeny Stavinsky quale Ramfis. Ottimo Marko Mimica quale Re. Completavano il cast Thomas Cilluffo ( un messaggero ) e Irina Bogdanova ( una sacerdotessa).
Sobrie ma alquanto convenzionali le coreografie di Anna Maria Bruzzese. Bene il coro del teatro Regio diretto da Andrea Secchi.

Michele Gamba , alla guida dall’orchestra del teatro Regio, cerca di miscelare con giusta intenzione l’aspetto più oscuro ed intimo della partitura, anche attraverso un bell’uso delle pause, con quello più celebrativo e trionfale anche se l’esito finale tradisce a tratti scarsa compattezza.
Sala gremita e pubblico disomogeneo e poco attento per questa difficile recita torinese che ha raccolto al termine numerosi applausi e chiamate.