Recensioni - Opera

Shopping and Fucking : sfrenato consumismo sessuale

Testo duro e diretto, Shopping and Fucking mette in scena una sorta di sfrenato consumismo sessuale in cui i personaggi si usano sessualmente così come comprerebbero un prodotto.

Il Teatro dell’Elfo e Teatridithalia hanno da poco inaugurato “L’Elfo Puccini”, nuova e bellissima multisala teatrale nel cuore di Milano. Tre sale da 500, 200 e 100 posti che permetteranno all’Elfo una programmazione articolata e di livello europeo.

 

 

Infatti dopo il riuscitissimo Angels in America di Tony Kushner, viene proposto un testo icona del nuovo teatro inglese degli anni novanta: “Shopping and Fucking” di Mark Ravenhill per la regia di Ferdinando Bruni.

 

Il testo destò vivo scandalo a Londra nel 1996, ma ebbe anche un grande successo passando in breve dai teatri off al west end . Testo duro e diretto, Shopping and Fucking mette in scena una sorta di sfrenato consumismo sessuale in cui i personaggi si usano sessualmente così come comprerebbero un prodotto. La schiavitù dello shopping viene assimilata alla schiavitù del sesso e delle sue perversioni generando una serie di quadri scenici veloci e molto tesi dove prevale la filosofia della mercificazione e del denaro. Ogni accenno all’amore viene reso in modo isterico ed è subito seguito dal suo ribaltamento sessuale in scene molto esplicite ma assolutamente pregnanti.

Splendida la messa in scena di Bruni, che sceglie di scarnificare il teatro facendone vedere la struttura spigolosa, ricrea gli ambienti con pochi oggetti e infonde negli attori un’assoluta credibilità fisica e psicologica. Forse il tutto è fin troppo estetizzante dato il contesto di assoluto degrado descritto dall’autore, ma il risultato è sicuramente forte, spiazzante ed emotivamente coinvolgente.

Ottimi tutti gli interpreti: dallo stesso Bruni che da voce a Brian, cinico spacciatore asservito al culto del denaro, ad Alessandro Rugnone, Camilla Semino Favro, Vincenzo Giordano e Gabriele Portoghese, appassionati e credibili, che regalano al pubblico un’ora e quaranta minuti di puro teatro calibrando i personaggi nella quotidianità, distillandone le nevrosi, facendone esplodere le voglie sessuali, uccidendone le passioni in sodomizzazioni non solo verbali che incollano lo spettatore alla poltrona, lo coinvolgono, lo inebriano, lo disgustano, ma, scopo principale della pièce, non lo lasciano mai indifferente.

Sembra non esserci speranza nel mondo descritto da Ravenhill, tutto è ridotto a sesso e acquisti. Più gli acquisti sono compulsivi e incontrollati, tanto più lo diventa il sesso declinato in tutte le sue forme purché non sia regolare, accettato, banale. Il messaggio di Ravenhill è chiaro: nessuno vuole comprare lo stesso vestito dell’anno prima. I suoi personaggi vanno al fondo di questo assunto applicandolo al sesso. Sopra tutto aleggia il dio assoluto che tutto questo permette : il denaro!

Sarà Brian, l’unico adulto del gruppo, a esplicitare questo assunto nel finale : “Mio padre mi ha insegnato che le prime parole della bibbia sono : ‘I soldi prima di tutto’ Dietro la bellezzo, dietro Dio, dietro il paradiso, persino dietro il padre, ci sono i soldi”

Applausi scroscianti da parte del pubblico nel finale per un lavoro di assoluta rilevanza: niente orpelli, trovate, filmati o artifici vari, solo un grande testo per dei grandi attori.

Un capolavoro e uno spettacolo da non perdere!

R. Malesci (23/04/10)

Fino al 16 Maggio alla Sala Fassbinder dell’Elfo Puccini a Milano