Recensioni - Opera

Smeraldi, Rubini e Diamanti in scena a Parma

Il corpo di ballo della Scala a Parmadanza con Jewels di Balanchine

Pur senza trama, il balletto è fortemente intriso della lezione del grande maestro francese Lucienne Petipa che per oltre cinquant’anni ha diretto il balletto imperiale russo e che senz’altro Balanchine aveva avuto modo di osservare da vicino.
Il corpo di Ballo della Scala ha finalmente danzato nella sua interezza il balletto, aggiungendo al suo repertorio gli smeraldi ed i diamanti. Balanchine ha abbinato ad ogni pietra preziosa una simbologia stilistica e musicale ben precisa: gli smeraldi rimandano alla tradizione romantica francese, nei rubini si sono per lo più voluti cogliere il brio e la forza americana, mentre i diamanti sono il vero omaggio alla tradizione russa della stagione della Bella Addormentata (ricordiamo infatti che anche nel terzo atto della Bella troviamo i regali ai giovani sposi: Oro, Argento e pietre preziose). Lo stesso Balanchine confrontandosi col passato ebbe a dire: “Se potessi, userei costumi splendidi e scene da favola, come ai tempi de La Bella addormentata”.  Resta  il rimpianto di Balanchine per il quarto quadro, quello dedicato agli zaffiri su musica di Schöenberg, che poi però non ha realizzato forse perché egli stesso dice “il colore degli zaffiri è il più difficile da ottenere in palcoscenico”.
Il balletto è nato per ammaliare e non ci si può che innamorare di questo spettacolo: linee qualche volta semplici, ma di purezza assoluta, disegni coreografici che mescolano tradizione ed innovazione senza mai ripetersi o essere in alcun modo prevedibili, simmetrie e asimmetrie perfette.
Il lavoro presentato da Makhar Maziev, a capo del corpo di ballo scaligero, è stato davvero notevole e con pochissime sbavature. Il direttore ha replicato infatti l’esperienza del Kirov del 2008, quando finalmente il George Balanchine Trust ha permesso anche in Russia di metterlo in scena quasi a voler seppellire l’astio con il vecchio ballerino-coreografo che aveva rinnegato la sua terra e non si era mai identificato con il regime sovietico (prima di allora in Occidente solo l’Opera di Parigi e il Royal Ballet di Londra avevano avuto il permesso rispettivamente nel 2005 e nel 2007).
Come molti dei balletti di Balanchine dettati dalla politica del New York City Ballet, non si può parlare di una sola protagonista, ma di tante etoiles: ancor vivo in lui il mito della “prima ballerina”, ha saputo creare ruoli splendidi per ciascuna delle sue muse, da Violette Verdy, a Patricia McBride fino a Susanne Farrel.
Il Corpo di Ballo della Scala è stato davvero molto puntuale nell’esecuzione musicale diretta da David Coleman e negli smeraldi si sono senz’altro distinti gli interpreti del pas de trois, in particolare il giovanissimo ragazzo. Come sempre, Rubies riscuote più successo tra il pubblico ed è senz’altro più frizzante. La coppia (Novikova-Sutera) e la solista (Sofia Rosolini) che si alternano sulla scena, danno forma insieme al corpo di ballo a citazioni provenienti dal musical, dal ballo di sala, dalla ginnastica artistica, e, viene da dire, qualche volta anche dalla tradizione. Davvero brava Sofia Rosolini.
Cambio di fondale e appaiono i diamanti in tutta la loro splendore, ma il brillante è la russa Alina Somova che ha una padronanza tecnica che le permette di scindere completamente la parte alta del corpo dalle gambe: le braccia e le testa sono di una dolcezza infinita, mentre la solidità della parte portante è tale da permetterle qualsiasi sorta di equilibrio. Bellissime le gambe iperestese che nei grand-jetes vanno ben oltre i 180 gradi. Sia la Somova che il suo partner, Eris Nezha, hanno dimostrato una tecnica perfetta nei giri: la testa di lei era velocissima e i giri di lui con la gamba alla seconde sono stati molto puliti.
Infine il gran finale polonaise è stato un annuncio di scena nuziale, ancora in ricordo del terzo atto della Bella Addormentata? Le sedici coppie erano perfettamente sincronizzate, nonostante lo spazio “ristretto” dando vita ad un insieme di rara eleganza.

Sonia Baccinelli 29 maggio 2011


Parmadanza ha chiuso con il Corpo di Ballo del Teatro alla Scala di Milano che quest’anno ha danzato Jewels.
Il balletto è uno dei titoli più noti della produzione di Balanchine (452 titoli tra balletti, danze per opere, operette, musical etc) e nasce per il New York City Ballet nel 1967 da un’idea del coreografo, ispiratosi all’arte del disegnatore di gioielli Claude Arpeles, sinonimo di raffinatezza, stile ed eleganza in tutto il modo.