Recensioni - Opera

Sogno di una Notte di Mezza Estate: monologhi vari ed eventuali conditi in musica

La seconda proposta “Sogno di una Notte di mezza Estate” di Shakespeare vede schierati oltre al regista e interprete Giorgio Albertazzi vari nomi televisivi quali Serena Autieri, ed Enrico Brignano.

Prosegue l’estate teatrale veronese 2008 all’insegna dei grandi nomi teatrali e televisivi. Infatti la seconda proposta “Sogno di una Notte di mezza Estate” di Shakespeare vede schierati oltre al regista e interprete Giorgio Albertazzi vari nomi televisivi quali Serena Autieri, ed Enrico Brignano. 

 

 

Albertazzi dall’alto dei suoi anni e della sua esperienza sceglie di fare di questo Sogno un musical, ritagliandosi per se la parte di Puck che però decide di non recitare limitandosi a poche battute inframmezzate da vari monologhi tratti dagli autori più svariati, inseriti ad libitum fra i pezzi musicali e la poca recitazione lasciata all’insieme dello spettacolo. Ne risulta un curioso pastiche teatral-musicale, raramente comico e sovente confuso. Il tutto inserito in una vaga scenografia circolare e condito con costumi stile Lidò parigino.

 

Il mattatore Albertazzi sciorina con bravura le sue citazioni, si diverte a fare il fantasma di Amleto, parla della vita e della vecchiaia con improbabili fate, racconta dei suoi acciacchi, si trastulla a guardare lo spettacolo accoccolato su un trono semovente a forma di luna che avrebbe fatto invidia a Wanda Osiris. Interpreta poi a volte la parte del regista con una Serena Autieri tanto impacciata nella recitazione quanto brava nel canto. In pratica di Puck non resta niente. L’intento, se escludiamo l’autocelebrazione, non l’abbiamo capito.

Il resto dello spettacolo fila via liscio e incomprensibile, per chi non conosca già il Sogno, supportato da una musica tanto accattivante quanto banale e dalla bravura e professionalità della bellissima Serena Autieri e di un solido Giampiero Ingrassia. La parte comica è affidata a Enrico Brignano che sfrutta più battute da avanspettacolo che il testo di Shakespeare. Gli artigiani sono ridotti all’osso e la scena finale risulta scialba e arraffazzonata. Vi sono anche altri interpreti a cui vengono lasciati sprazzi di testo shakespeariano a volte anche con risultati lodevoli, sul cartellone dello spettacolo tuttavia non vengono nemmeno citati oscurati dai nostri quattro mattatori.

Concludiamo con una battuta di Shakespeare proprio tratta dal Sogno “A teatro, anche le cose migliori non sono che ombre; e le peggiori non sono poi male, se le aiuta l’immaginazione”. In questa edizione la battuta è stata opportunamente tagliata…

A. Manuelli (13/07/08)