Recensioni - Opera

Sold out al teatro Carlo Felice di Genova per la messa in scena di Carmen di Georges Bizet

Convincono cast e direzione

Indiscussa protagonista della serata è il mezzosoprano Annalisa Stroppa, una Carmen travolgente, e passionale, dalle cui movenze si sprigiona una forte carica erotica. La Stroppa ben si cala nel personaggio che porta in vita, l’interpretazione è lodevole. Sul piano prettamente musicale ella mostra di possedere un timbro caldo, una voce colorita, ricca di sfumature, dagli acuti luminosi e vibranti. Anche nel ballo la Carmen di Stroppa è ammaliante e, se la sua “Habanera” incanta il pubblico in sala, non da meno è la Seguidilla, che permette all’artista di esibire le proprie qualità.

Gradevole la performance del soprano Giuliana Gianfaldoni, che presenta una dolcissima e ingenua Micaela. L’artista tarantina conferma il proprio valore con una performance più che soddisfacente. Si sprecano gli applausi dopo l’esecuzione dell’aria “Je dis que rien ne m’épouvante” e l’emozionante duetto con Don Josè (“Parle moi de ma mere”) è una perla di rara bellezza.

Francesco Meli è l'acclamato Don Josè. Genovese tra i genovesi, Meli affascina il suo pubblico con la sua voce abile ad adattarsi e ad esprimere la molteplicità di sentimenti che attanagliano l’intimo del suo personaggio, dalla tenerezza che emerge quando questi ricorda la madre e il suo luogo natio, all’amore per Carmen, che in breve tempo si trasforma in un’accecante gelosia che sfocerà nel proposito, messo in atto, di uccidere la donna.

Applausi anche per il basso Luca Tittoto, altro nome di rilievo ad arricchire un cast d’eccezione.

L’aria del suo Escamillo (“Votre toast, je peux vous le rendre”) è uno dei brani più celebri dell’Opera di Bizet. La voce scura di Tittoto risuona grave e agile insieme, intrisa di profondità e ricchezza timbrica.

Bravi nei rispettivi ruoli Luca Dall’Amico (Zuniga), Vittoriana De Amicis (Frasquita) e Alessandra della Croce (Mercedes). A completare il cast Armando Gabba (Le Dancaire), Saverio Fiore (Le Remendado) e Paolo Ingrasciotta (Morales).

Ottima la direzione del Maestro concertatore Donato Renzetti, che infonde con gesti perentori un dinamismo e una vivacità all’Orchestra emersi sin dalle prime note del Preludio iniziale. Delizioso l’insieme di voci bianche, preparato dal Maestro Gino Tanasini; Claudio Marino Moretti, invece, il Maestro del Coro.

Essenziale la scenografia presentata in questo allestimento della Fondazione Teatro dell’Opera di Roma. Interessanti le coreografie curate da Nuria Castejón: i balli di protagonisti e danzatori hanno reso lo spettacolo coinvolgente. La Castejón ha anche ripreso la regia di Emilio Sagi.

Due, in particolare, i momenti più rappresentativi della recita. Nel primo atto Micaela incrocia per la prima volta Carmen, le due si guardano negli occhi per un lungo istante comunicando sentimenti contrastanti: Micaela è la ragazza carina e perbene, Carmen è la zingara sfrontata e ribelle. Infine, la conclusione. Lo scontro tra Don Josè e Carmen è la lotta tra Eros e Thanatos, tra Amore e Morte in aperto conflitto. Don Josè ha il coltello tra le mani, ma non agisce. Carmen gli si fa incontro, scaglia il proprio addome sull’arma e si toglie la vita. L’urlo straziante di Annalisa Stroppa che stramazza a terra esanime è il grido dell’orgogliosa Carmen che sceglie volontariamente di morire per preservare, intatta, la propria libertà.

Pasquale Ruotolo

16/05/2025