Recensioni - Opera

Suoceri sull'orlo di una crisi di nervi: il gioco dei dualismi per una commedia romantica a lieto fine

Grandissima affluenza di pubblico al Teatro Nuovo per assistere alla esibizione di Eleonora Giorgi e Gianfranco D’Angelo

Quasi totalmente al completo il Teatro Nuovo di Verona giovedì 24 novembre per la seconda serata della rassegna “Divertiamoci a Teatro”, dove è stato messo in scena lo spettacolo di Mario Scaletta Suoceri sull’orlo di una crisi di nervi, per la regia di Giovanni De Feudis.
Primo motivo di richiamo è stato un cast d’eccezione, tra cui primeggiavano per notorietà la bionda e sensuale Eleonora Giorgi e il divertente Gianfranco D’Angelo, affiancati da Paola Tedesco e Ninì Salerno. 
 

La vicenda sembrerebbe del tutto banale: due giovani si amano e vorrebbero sposarsi, ma sono ostacolati dalle rispettive famiglie. Per non far sembrare la commedia una via di mezzo tra l’opera shakespeariana Romeo e Giulietta e il film Ti presento i miei, sono stati aggiunti degli ingredienti che hanno movimentato e reso attuale una storia, altrimenti lineare e poco originale. Prima di tutto Letizia, la ragazza innamorata, ruolo ricoperto da Simona D’Angelo, entra in scena nel primo atto dichiarando alla madre Teresa, interpretata da Eleonora Giorgi, di essere incinta del suo insegnante di Yoga, un ragazzo indiano dal nome di Durpak interpretato da Domenico De Santi. Il giovane viene subito presentato ufficialmente ai genitori della ragazza e qui emergono tutti i pregiudizi del padre Giovanni, Gianfranco D’Angelo, di fronte ad uno straniero con un lavoro poco sicuro. Il tutto viene contrappuntato dalle litigate continue tra il padre e il vicino di casa, il colonnello Bartellin, interpretato Ninì Salerno. La cosa può sembrare del tutto superflua, fino a quando non si scopre che Durpak è il figlio adottivo del colonnello, che non vede da molto tempo e con cui aveva litigato. E’ proprio questo il colpo di scena che mette in crisi i rispettivi padri, che esprimono tutto il loro disappunto sull’ipotetica futura unione. I ragazzi, non sapendo che fare, fuggono. Le madri disperate, capiscono di dover porre fine alle rivalità tra i due capofamiglia e si alleano, con la complicità del maggiordomo James, in modo da far deporre loro l’ascia di guerra. Sarà proprio l’unione delle due donne a vincere, portando la serenità tra le famiglie.
Un po’ forzati all’interno della costruzione della vicenda sono stati i diversi mascheramenti di Gianfranco D’Angelo, inseriti con il pretesto della momentanea perdita della memoria da parte di Giovanni, che non riesce più a scrivere libri e che si mette, nel vero e proprio senso della parola, nei “panni” dei suoi personaggi per farsi venire nuove idee. In realtà tutto ciò sembra inserito solo come celebrazione dell’attore comico, i cui sketch più noti erano appunto basati sul travestimento, sin dai tempi di Drive In.
Altrettanto poco comprensibili le parti affidate alla consuocera Clarissa, venditrice di abbigliamento intimo, che espone i suoi articoli smaliziati nel salotto della vicina. Unica motivazione è sottolineare il contrasto tra le due figure femminili, uno dei tanti dualismi che coinvolgono a due a due tutti i  personaggi dello spettacolo. Infatti, se da una parte Teresa appare come una “donna angelo”, con lunghi capelli biondi, voce suadente, fine e pudica, in contrapposizione Clarissa è la “donna diavolo”, più rude sia come modo di vestire, sia come modo di porsi. E’ comunque da sottolineare la bravura dell’attrice Paola Tedesco che, nonostante le siano stati affidati questi interventi poco collegati al resto della vicenda, ha saputo farli scorrere in modo piacevole divertendo particolarmente il pubblico.
Anche la scenografia, opera di Alessandro Chiti,  rientra nel quadro generale dei contrasti: se infatti essa può apparire semplice, dato che si tratta del salotto della famiglia della ragazza, i colori sono invece stridenti, a partire dai divani verde acido in primo piano, che spiccano sulle pareti brune retrostanti.
Una nota di merito spetta ad Andrea Garinei per la brillante interpretazione del maggiordomo James, il personaggio più complesso ed importante della vicenda, che pur agendo sempre in secondo piano, è indispensabile sia come collegamento tra i vari personaggi, di cui conosce tutte le debolezze e i vizi, sia per la conclusione positiva della storia.
Una divertente commedia all’italiana, il cui lieto fine, impregnato anche da un pizzico di buonismo e di sentimentalismo, ha coinvolto e convinto il numeroso pubblico del Teatro Nuovo.


Stefania Malesci (24/11/2010)