Recensioni - Opera

Svetlana Zakharova a Brescia per la prima volta

Teatro Grande esaurito per la celebre étoile russa

Sabato 29 marzo al Teatro Grande di Brescia sono stati presentati due titoli inusuali del repertorio classico, ma decisamente prestigiosi: Shéhérazade e Carmen Suite.

Shéhérazade è senz’altro uno dei balletti meno rappresentati in Italia, anche se la musica di Rimskij-Korsakov varrebbe già di per sé il prezzo del biglietto. La coreografia, presentata dai ballerini dell’opera di Kiev, si rifà a quella presunta creata da Michail Fokin nel 1910 quando il balletto debuttò a Parigi con gli artisti della prima e più grande compagnia autofinanziata di balletto, quella dei Ballets Russes di Diaghilev.


Il libretto scritto da Alexandre Benois si ispira ad una delle favole de Le mille e una notte e, se vogliamo, la trama è abbastanza banale. Zobeide, favorita del sultano Shariar, lo tradisce con lo schiavo d’oro mentre lui è a caccia; il destino che attende i due amanti al ritorno improvviso del sultano è drammatico: lui viene ucciso con un colpo di scimitarra e lei si trafigge con un pugnale. Gli interpreti principali della serata bresciana sono stati Katerina Kozačenko dell’opera di Kiev e Mikhail Lobukhin primo ballerino del Bolshoi di Mosca. La Kozačenko oltre che molto tecnica, si è dimostrata davvero molto espressiva e dolce, ma anche carica di una sensualità inebriante. Lobukhin, applauditissimo, ha lasciato stupefatto il pubblico coi suoi grandi salti supportati dalla salda tradizione russa. Buona la prova data dalla parte femminile del corpo di ballo, con danzatrici leggere e dalle linee lunghe e flessuose; un po’ meno convincente invece quella della parte maschile che è apparsa talvolta un po’ pesante e quasi goffa.


La versione di Carmen prescelta per la serata è stata quella con la coreografia firmata da Alberto Alonso che, seppur creata nel 1967, si può ancora considerare contemporanea per la gstualità e per l’ideazione scenica.  L’ambientazione iniziale ci cala subito nella Spagna dei toreri e Carmen è sola nell’arena con gli spettatori/ballerini che la guardano dall’alto. La tensione iniziale viene mantenuta per tutta la durata del balletto e ogni cambio di scena mantiene viva l’attenzione dello spettatore. Svetlana Zakharova è stata pressoché perfetta nel ruolo di Carmen e i suoi grand battement devant in balance mentre si afferra la gamba mantenedola perfettamente a 180 gradi dimostrano quanto la tecnica di oggi modelli i corpi al limite delle possibilità fisiche rispetto a Maya Plisetskaya, prima leggendaria interprete di questo ruolo. A fianco della Zakharova hanno danzato Denis Rodkin (Don José) e Mikhail Lobukhin (Torero), la cui indiscussa tecnica è sembrata però poco brillante e con meno smalto di quanto non ci si attendesse dai ruoli richiesti. Brave le due soliste nella difficile parte delle sigaraie Katerina Tarasova e Raisa Betancout.

Sonia Baccinelli, 29 marzo 2014