Recensioni - Opera

Sylvie Guillelm regina dell’Olimpo

Il capolavoro inglese di Russell Maliphant trionfa al Regio di Parma

La stagione di Parmadanza 2014 è stata inaugurata con una coppia di ospiti eccezionali: Sylvie Guillelm e Russell Maliphant. La bellezza ed il pathos della serata sono stati davvero indescrivibili e sarebbe stato un vero delitto perdere un simile appuntamento. Le quattro coreografie create da Russell Maliphant, e che hanno trionfato a lungo al Sadler’s Wells di Londra, hanno incantato il pubblico presente in sala.

Sylvie Guillelm ha aperto la serata con Solo. Le luci ambrate e collocate da Mychael Hulls a metà altezza del palcoscenico hanno disegnato un’atmosfera ovattata dalla quale è emersa la figura allungata della ballerina. Alla soglia dei cinquant’anni l’étoile francese ha ancora un developpès alla seconda tecnico come quello dei vent’anni, accompagnato da una morbidezza delle braccia e una pulizia delle linee da far invidia a qualsiasi ballerino all’apice della carriera. I rond de jambe e l’appoggio dei piedi al suolo avevano la leggerezza di un felino sornione. Il ritmo incalzante della musica di Carlos Montoya ha tenuto tutti col fiato sospeso fino al termine della prima applauditissima esecuzione.
Originariamente commissionato da Dance4 di Nottingham e DanceXChange di Birmingham, si può dire che la seconda coreografia, Shif, sia stata più interpretata che danzata in senso stretto da Russell Maliphant. Il ballerino ha giocato tutto il tempo con le ombre che il suo corpo creava coi fari posizionati nelle diverse angolazioni. Ogni volta il gioco cambiava, dato che le ombre erano grandi o piccole, nitide o sfuocate, vicine o lontane, singole o doppie, facendoci scoprire tutte le possibilità dell’illuminotecnica. Le posizioni proiettate da Russell Maliphant sui sei pannelli dello sfondo sono state prese a prestito dallo yoga, dal tai chi, dalla capoeira oltre che dalla danza contemporanea creando un linguaggio nuovo ed arricchito da tutti questi elementi che ben si sono amalgamati tra loro.
Nel terzo pezzo presentato, Two, un cono di luce calda ha avvolto Sylvie Guillelm che ha iniziato a danzare senza musica. I gesti sono stati eseguiti con tale precisione e velocità da ricordare i quadri del movimento futurista, quasi come se l’occhio riuscisse a catturare le diverse posizioni in una sequenza di fotogrammi infiniti tutti diversi uno dall’altro. La lunghezza delle gambe e delle braccia hanno contribuito a costruire un’immagine che si imprime e al tempo stesso svanisce nella mente dello spettatore.
Il capolavoro finale di Russell Maliphant, Push, commissionato nel 2005 dal Sadler’s Wells di Londra, è stato un inno lirico alla danza contemporanea coi corpi dei due ballerini che si avvolgono l’uno sopra l’altro in pose plastiche, mai banali e sempre nuove anche se riproposte due o tre volte a brevissima distanza spaziotemporale. Ancora una volta i giochi di illuminotecnica creati da Mychael Hulls hanno contribuito alla resa scenica smaterializzando i ballerini in punto per farli riemergere in un altro come in uno scherzo di eterno ritorno nietzschiano.

Sonia Baccinelli 9 maggio 2014