
Eccessivi e fuorvianti gli interventi registici nell’allestimento di Latella di “Un tram che si chiama desiderio”
Continua la stagione CTB di Brescia con “Un Tram che si chiama Desiderio” di Tennessee Williams per la regia di Antonio Latella, scene di Annelisa Zaccheria, costumi di Fabio Sonnino e luci di Robert John Resteghini.
La messa in scena di Latella privilegia l’impianto contemporaneo con una scena scarna e confusa, zeppa di luci e di artifici sonori, la recitazione viene intervallata dalla presenza di un pseudoregista sempre presente in palco che ha la funzione di commentare gli avvenimenti o di suggerire pause o intenzioni agli attori durante la recitazione.
Il tutto condito da una serie di altri effetti reiterati come luci accecanti sparate sulla platea, alternarsi di voce naturale e amplificazione, interventi musicali invadenti. Il tutto completato da una recitazione molto rivolta a proscenio con declinazioni e interventi di tipo laboratoriale che si mescolano a momenti più classici. Pur con qualche buona idea, il tutto diventa una mistificazione ove il vero e unico protagonista risulta essere il regista con una volontà indefessa di imporre e ricordare sempre la propria presenza.
Per lo spettatore la serata si trasforma una corsa ad ostacoli, accecato dalle luci, irretito dalle musiche, confuso da una scena in parte non visibile. Ne risente la fruibilità del testo e l’omogeneità dello spettacolo.
Gli attori assolvono degnamente il loro compito raggiungendo anche ottimi risultati soprattutto nelle parti in cui viene loro permesso di recitare e di stare nel personaggio. Li ricordiamo tutti: Laura Marinoni, che svetta nella parte di Blanche; Vinicio Marchioni, Elisabetta Valgoi, Giuseppe Lanino, Annibale Pavone, Rosario Tedesco.
Raffaello Malesci (10/01/13)