Recensioni - Opera

Torino: Pieno successo per la Norma firmata da Ezio Frigerio

Al Regio ripreso con successo l'allestimento l'allestimento del San Carlo. Convince anche l'aspetto musicale

Magnetica quanto intensa ed emozionale si è rivelata questa ripresa della produzione di Norma creata per il San Carlo di Napoli nel 2016 e qui riproposta dal Teatro Regio di Torino in memoria di Ezio Frigerio, uno dei nostri più grandi nome della scenografia che, unitamente ai costumi di Franca Squarciapino, era riuscito nella difficile impresa di costruire, attorno al dramma della sacerdotessa druidica, uno spazio traslucido in cui il vero ed il verosimile continuano a scambiarsi in un perenne gioco di dinamiche e spazi.
La scena di Frigerio, costruita attraverso un sapiente uso della grande bottega scenografica artigianale italiana, è dominata dalla presenza di una magica foresta caratterizzata da enormi e lunghi rami, che, sapientemente illuminata attraverso un uso delle proiezioni evocativo ma mai invasivo, ci suggerisce un universo che sembra appartenere più al mito che alla storia e, grazie anche ai dettagliati e luminescenti costumi, ci porta assai vicino ad un universo di tolkieniana memoria.

Purtroppo la regia di Lorenzo Amato si muove invece attraverso gli assai più prevedibili scenari di un certo filone fantasy contribuendo a banalizzare l'impianto scenografico attraverso un taglio drammaturgico che, per quanto corretto, rientra nei binari di una sostanziale banalità espressiva. Così tutto diventa molto prevedibile e la magia ricercata e così ben trasmessa in partitura svapora, come spesso accade per Norma, come neve al sole.

Perfettamente centrata, ed in tutti suoi aspetti, la drammaturgia musicale.
Gilda Fiume affronta il personaggio del titolo con grande professionalità e misura, senza esasperarne i tratti né sottovalutarne le insidie. Il soprano non forza la sua naturale vocalità se non quando e come la parte lo richiede (e neanche in modo eccessivo) ma anzi sublima le caratteristiche di Norma per andare ad interpretare ed approfondire il suo lato più umano e sensibile,sottolineandone più l'aspetto di amante e madre che di virago e guerriera. Una scelta teatrale intelligente e vincente dal punto di vista vocale che ha avuto come esito una prestazione completa e coerente. Ugualmente mirabile l’interpretazione di Annalisa Stroppa quale Adalgisa cui la morbida e sempre affascinante timbrica contribuisce a donare tutti i chiaroscuri necessari in un trascolorare cromatico sempre dinamico e vibrante.
Il tenore Dmitry Korchak ha mostrato con il suo interessante strumento quanto sia sempre fondamentale, per l'approfondimento di ogni carattere teatrale, un canto sostenuto da un fraseggio attento e sfumato. Sostanzialmente corretto Fabrizio Beggi ha connotato Oroveso di maggior umanità, spessore, intensità e morbidezza e con il crescere del dramma ha esibito anche attenta musicalità e giusto accento teatrale. Completavano il cast Joan Folqué (Flavio) e Minji Kim (Clotilde).

In perfetto equilibrio ed ugual sinergia con il carattere drammatico della partitura la direzione di Francesco Lanzillotta ne ha cesellato con raffinatezza ogni sfumatura riuscendo a far emergere, con un attento gioco di dinamiche, tutto il sottotesto di un capolavoro che, senza soluzione di continuità, miscela amore, guerra e compassione (ed ognuno con un suo proprio colore) in un unico spettacolare affresco.
Pubblico in delirio dunque ed applausi per tutti gli interpreti ed il direttore per questa assai interessante e felice produzione.