Recensioni - Opera

Torre del Lago, una Manon tradizionale

Rassicurante messa in scena affidata a Massimo Gasparon. Discontinuo il cast

Secondo titolo in cartellone a Torre del Lago per il Festival Puccini: Manon Lescaut, nella nuova produzione affidata per regia, scene, costumi e disegno luci a Massimo Gasparon.

Gasparon è l’ultradecennale assistente di Pier Luigi Pizzi, pertanto questa produzione poco si scosta da quanto abbiamo visto la sera precedente con Edgar e Le Willis. In realtà il team creativo è lo stesso e i due spettacoli hanno impostazione scenica e scelte stilistiche pressoché equivalenti.

Uguale anche la parete led sullo sfondo. Affidate alla stessa mano le proiezioni che di nuovo hanno una funzione illustrativa. Nel primo atto una cattedrale gotica che ricorda Parigi, anche se il libretto parla d’altro, nel secondo il palazzo neoclassico di Geronte, nel terzo il porto con tanto di nave che arriva e parte sullo sfondo di un tramonto marino, nel quarto cielo e deserto.

Impostazione che può piacere o meno e che si potrebbe definire naturalistica, ma che non abbiamo trovato immacolata da difetti tecnici, tanto che la carrozza che passa sullo sfondo per rapire Manon non convinceva per realizzazione e realismo, così come la nave del secondo atto non aveva a bordo traccia di marinai, quasi fosse il vascello fantasma wagneriano.

Regia di nuovo statica e organizzata per quadri. Molto belli i costumi. Belle alla vista certe pose d’insieme. Il teatro, il dramma è un’altra cosa. Questione di gusto? Non credo, il teatro d’opera da anni ha preso altre strade, più contemporanee e più coinvolgenti.

Alla direzione troviamo Beatrice Venezi, che tiene in pugno l’orchestra del festival con una certa solidità e sicurezza. Stacca tempi sempre coerenti ed è bene attenta al rapporto buca palcoscenico. Ottimo l’intermezzo prima del quarto atto. In definitiva una prova di carattere per lei.

Più di qualche magagna per la compagnia di canto, capitanata dalla Manon di Alessandra Di Giorgio, che convince per coinvolgimento e interpretazione, ma che dimostra qualche asprezza negli estremi acuti. È però capace anche di diverse raffinatezze e interpreta molto bene e con convinzione l’ostico finale.

Serata da dimenticare per il Des Grieux del tenore basco Andeka Gorrotxategi. Voce ingolata, in costante difficolta sugli acuti che sono sempre prossimi all’urlo sguaiato, sonorità grossolane, fraseggio e stile inesistente. Tecnicamente sempre al limite, riesce a malapena a portare a termine le sue arie, salutate da applausi tiepidissimi.

Onesti, appassionati e ben preparati sia il Lescaut di Nicola Farnesi, dotato di omogenea e scintillante voce baritonale, che l’Edmondo di Matteo Roma, spigliato e convincente sia vocalmente che scenicamente. Completano il cast in modo professionale: Andrea Concetti, Eugenio Maria Degiacomi, Elena Belfiore, Saverio Pugliese, Francesco Lombardi.

Raffaello Malesci (Sabato 13 Luglio 2024)