Recensioni - Opera

Tradizione e novità con la Norma a Martina Franca

Il capolavoro belliniano inaugura la cinquantesiam edizione del Festival della Valle d'Itria

50 anni vanno festeggiati. Quindi un festival musicale ritorna sulle tracce di una messa in scena operistica che segnò all’epoca una pietra miliare delle esecuzioni del capolavoro belliniano. L’esordio della cinquantesima edizione del Festival della Valle D’Itria che si tiene ogni estate a Martina Franca, in provincia di Taranto e in altri luoghi suggestivi del territorio si è aperta nel segno del compositore catanese e di quella Norma che nell’esecuzione del 1977 riportò sulla scena due soprani per le parti delle protagoniste femminili. L’edizione di quest’anno è stata affidata alla sapiente bacchetta di Fabio Luisi, ad un cast internazionale e all’Orchestra e al Coro del Teatro Petruzzelli di Bari.

Alla prima, tenutasi mercoledì 17 luglio scorso, ha assistito un foltissimo ed appassionato pubblico che ha apprezzato le scelte filologiche operate dal direttore e tutte le sfumature di questa storia di passioni, guerra e vendetta. La regia di Nicola Raab e le scene di Leila Fteita hanno mescolato le carte, proponendo come unica scena una parete in rosso pompeiano ed un pavimento circolare a mosaico. Nulla a che vedere con la selva, neanche come ambientazione della famosissima (ed accolta in religioso silenzio) Casta diva. La selva compare in videomapping qualche scena più tardi, ma il pavimento romano rimane a far compagnia a protagonisti a spettatori per tutta l’opera. L’handicap del Palazzo Ducale di Martina Franca, in cui vengono rappresentate le opere che hanno la potenzialità per attirare fasce più ampie di pubblico, è che è difficile operare dei cambi di scena. Qualche perplessità per la “licenza” della mancata selva rimane, meno per l’espediente, già appartenuto ad altre edizioni del Festival, di far cantare il coro nelle impalcature nere che fiancheggiano il palco, celandosi allo spettatore. A differenza delle altre opere però, il coro si è palesato allo spettatore, in abiti moderni, in contrasto coi costumi, essenziali ma rispondenti all’epoca, della stessa Fteita. Qualche perplessità per dei particolari troppo vistosi di alcuni costumi (le perle di Norma, la borsa di Adalgisa e la parrucca di Clotilde.

All’altezza dell’impegno certamente orchestra, direttore e la maggior parte degli interpreti. Un poco urlata l’esibizione di Jacquelyn Wagner, non unanimemente apprezzata da pubblico, più esibita quella di Airam Hernández nel ruolo di Pollione, e senza sbavature quella di Valentina Farcas, che conferisce dolcezza e vigore ad Adalgisa, Goran Jurić e Saori Sugiyama, rispettivamente nei ruoli di Oroveso e Clotilde. Un po’ sottotono il Flavio di Zachary McCulloch