Recensioni - Opera

Trieste: riproposto il Macbeth di Svoboda e Brockhaus

Macbeth, la prima opera per cui Verdi attinse al genio di Shakespeare è un opera complessa, dove il presente e il futuro si fondono creando un abbraccio mortale.

Macbeth è vittima consapevole del vaticinio delle streghe che gli annunciano un trono, e quindi crea il futuro su questo sogno iniziale. Opera modernissima sia per la concertazione, sia per l’importanza all’aspetto psicologico dei personaggi, sia per il tema: spesso siamo vittime di ciò che in psicologia viene denominata “profezia che si auto avvera”, ovvero facciamo di tutto per evitare qualcosa, ma mettiamo in atto azioni che ci porteranno in quella direzione.

L’ edizione di Trieste non è una nuova produzione ma non risente per niente l’età. La concezione è modernissima: con poco o nulla, tele su cui vengono proiettate ora la foresta con l’ antro delle streghe, ora le mura del castello, ora la foresta di Birnam, vengono ricreati gli ambienti che risultano reali e pieni di fascino. D’effetto il fantasma di Banco che compare e scompare, fino ad apparire nel buio solo con la testa, così come la foresta che avanza col muoversi in avanti dei teloni, le apparizioni dei fantasmi, illuminati in una scena tenebrosa come scura è l’anima di Macbeth.

Interessante l’ inizio quando, dopo aver appreso che Banco diventerà padre di regi, Macbeth afferra la spada e fa il gesto di trafiggerlo alle spalle, a tradimento. D’effetto il gioco di specchi della scena del banchetto, dove tutto sembra fondersi tra la gioia e il delirio. Altro colpo registico è la lettera: inizialmente letta da Macbeth, a cui la Lady si sovrappone ricominciando dall’inizio e i due giocano a due voci terminando la lettura assieme.

Quindi i primi complimenti vanno a Josef Svoboda, creatore delle scene, la cui ricostruzione è stata effettuata da Benito Leonori e al regista Henning Brockhaus. Senza tempo ma consoni alla vicenda i costumi di Nanà Cecchi, utili allo svolgimento scenico le coreografie di Valentina Escobar.

I teatri devono fare i conti con tagli ai finanziamenti e sono bravi a sopravvivere mettendo in scena spettacoli di buon livello.  Per un’opera come Macbeth ci sarebbero voluti più elementi nel coro e nell’orchestra, ma gli artisti e musicisti sono stati bravi a non farci sentire troppo la scarsità degli elementi Il coro ha cantato mettendo tutto se stesso, molto presenti e ben amalgamati i coristi, ben preparati dal Maestro Paolo Longo. Da sottolineare anche la partecipazione de I piccoli Cantori della Città di Trieste ben diretti dal Maestro Cristina Semeraro.

Il direttore Fabrizio Maria Carminati ha messo al servizio dello spettacolo tutta la sua esperienza ed è riuscito a creare un connubio quasi perfetto tra palco e orchestra, valorizzando i pianissimi presenti nella partitura nelle scene di introspettiva, dove Macbeth e la Lady parlano a se stessi.

Il secondo cast era formato da cantanti giovani, alcuni debuttanti nel ruolo a loro assegnato: questa operazione culturale e di crescita è molto importante e ben vengano i teatri che la mettono in atto. Il baritono Leon Kim vestiva i panni di Macbeth: questo giovane coreano ha dimostrato di conoscere il significato della parole e ha cercato di dare alle frasi musicali la giusta sottolineatura sia vocale che scenica. Molto bravo nella scena del banchetto e nel finale ma sempre all’altezza in tutte le parti dell’opera.

Gabrielle Mouhlen, olandese, cantante di esperienza, era Lady Macbeth: molto applaudita all’inizio e nella scena del sonnambulismo, il pubblico ha gradito la sua interpretazione riservandole applausi al pari del protagonista. Riccardo Rados era Macduff, ha eseguito molto bene la sua aria. Molto bravo il debuttante Cristian Saitta nel ruolo di Banco: questo giovane sa modulare la voce, la sa far girare e far giungere intatta la pubblico. Perfetto nei pianissimi, emozionante nell’aria, ha voce solida e ben formata, perfettamente a suo agio nei panni scenici e vocali di Banco: applausi meritatissimi anche per lui.

Completavano il cast Cinzia Chiarini nel ruolo della Dama di Lady Macbeth, Gianluca Sorrentino come Malcom, Francesco Musinu come Medico, Francesco Pecorino, l’araldo. Le apparizioni sono state interpretate da Giuliano Pelizon, Damiano Locatelli, Isabella Bisacchi. Maria Vittoria capaldo, Sofia Cella e Crisanthi Narain.

Nel complesso uno spettacolo che vale e merita un viaggio nella stupenda Trieste.