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Una interessante produzione quella che ha inaugurato la stagione al Teatro Carlo Felice di Genova: modernità e antico si sono fuse in un connubio perfetto
L’ allestimento è quello della Fenice di Venezia con la regia di Damiano Michieletto ripresa da Elisabetta Acella. Il regista ha ambientato l’opera nel tempo in cui fu scritta, con costumi di Carla Teti, assistita da Beatrice Serpillo. Costumi aderenti all’epoca, molto belli sia come fattura che come stoffe e colore. Il regista ha scelto una scenografia spoglia, con pochi oggetti ma anch’essi d’epoca; pareti tappezzate in toni spenti, quasi grigiastri a sottolineare la decadenza dei personaggi. Molto efficaci i cambi di scena, con la casa che ruota e si ricompone nelle varie stanze e corridoi, porte che si aprono e chiudono per far passare i personaggi, forse un po’ rumorose. Bravo lo scenografo Paolo Fantin e il suo assistente Riccardo Roggiani.
Il taglio registico è stato tutto incentrato sulla figura di Don Giovanni, vero burattinaio della vicenda, che è sempre presente in scena, anche quando non canta, a sottolineare che i vari personaggi, una volta che l’abbiano incontrato, non riescono a toglierselo dalla testa, come se fosse diventato, nel bene e nel male, parte integrante di loro stessi. Particolare l’inizio con Don Giovanni che non uccide in un duello il Commendatore, ma lo finisce a bastonate.
È stato uno dei pochi momenti in cui le parole del libretto non si sono viste animate dalla scena. A sottolineare l’importanza di Don Giovanni per tutti i protagonisti riporto solo due episodi, anche se ne andrebbero citati molti altri. Quando Zerlina consola Masetto dolorante per l’aggressione subita da Don Giovanni, sulla sedia dove lei è accovacciata c’è Don Giovanni che l’accarezza, a sottolineare che quell’incontro è ancora presente nella sua testa. Quando Masetto prende il posto di Don Giovanni, lei gira lo sguardo, lo vede ed invece di essere felice, lo guarda come se fosse un estraneo.
Il finale è molto d’effetto: Don Giovanni è morto, tutti cantano la morale, lui arriva alle spalle di ognuno, pone la mano sulla loro testa, tutti vengono scossi, poi fa un gesto e tutti cadono a terra: l’opera finisce con la sonora risata di Don Giovanni. Altra scena che non combacia con le parole del libretto è la cena, in cui compare il Commendatore: invece delle portate è un’orgia con molte ragazze a cui partecipa anche Leporello. Dopo tutto Don Giovanni precedentemente aveva spiegato a Leporello che per lui le donne sono necessarie più del cibo e dell’aria.
Molto efficaci i giochi di luce di Fabio Barettin, coadiuvato da Ludovico Gobbi, con l’utilizzo di candele vere accese e spente alle pareti. Oppure con ombre proiettate, lunghissima e altissima quella di Don Giovanni. Le scene sono poco illuminate a sottolineare la decadenza della casa e dei personaggi.
Parliamo di musica: il direttore era il Maestro Constantin Trinks, oltre che a dirigere ha anche accompagnato al fortepiano i cantanti nei recitativi, cosa decisamente inusuale ma molto efficace. Ha diretto con polso, accentuando il suono di tutti gli strumenti dell’orchestra, in qualche passaggio forse c’era un leggero scollamento col palco. Sicuramente una buonissima edizione musicale, con i professori d’orchestra del Carlo Felice sempre all’altezza delle aspettative del pubblico. Bravo il Coro del Teatro, diretto dal Maestro Claudio Marino Moretti, sempre preciso e compatto nei suoi rari interventi.
Stupendo Don Giovanni è stato Simone Alberghini, perfettamente a suo agio nei panni del seduttore impenitente: con un canto esteso e pulito ha sottolineato tutti i passaggi, trasmettendo con la voce l’emozione che il protagonista provava. Indimenticabile la sua interpretazione.
Donna Anna era interpretata da Desirè Rancatore, che ha dimostrato ancora una volta una sicurezza e una agilità nel canto veramente notevole. Di rara bellezza ed intensità vocale l’aria finale di Donna Anna, da lodare anche gli altri interventi.
Don Ottavio, personaggio difficile sia vocalmente che scenicamente, era Ian Koziara, un giovane da tenere in evidenza. Bravo nelle sue arie e molto ben inserito nelle scene d’assieme, è stato capace di trasmettere l’amore per Donna Anna e anche il suo disappunto per dover aspettare a coronarlo.
Il Commendatore era Mattia Denti. Commendatore di lusso in questa produzione: canto centrato e perfetto, efficace nei suoi interventi, ha sottolineato la nobiltà del personaggio col suo canto nobile e sicuro.
Una eccezionale Donna Elvira era Jennifer Holloway, impressionante la sua bravura vocale e la sua intensa interpretazione. Canto accorato, ha interpretato benissimo il personaggio della donna che, anche se tradita e vilipesa, rimane sempre innamorata. Purtroppo anche adesso molte donne maltrattate denunciano e poi ritirano la denuncia perché succubi di un amore malato che le impedisce di vedere la realtà.
Giulio Mastrototaro è stato un magnifico Leporello: stupendo nell’interpretare il personaggio e nel portamento scenico, ha cantato con splendida vocalità, sottolineando il suo ruolo di servo e confidente, di persona che vorrebbe lasciare Don Giovanni ma che alla fine, ne è anche lui ammaliato.
Bravissima la coppia dei giovani sposini, Alex Martini come Masetto e Chiara Maria Fiorani nel ruolo di Zerlina. Apprezzatissimi nella linea vocale e nella loro interpretazione.
Alla fine scroscianti applausi per tutti, un vivo e meritatissimo successo individuale e corale.
Il nuovo Direttore Artistico Federico Pupo è partito col piede giusto! Complimenti!