Recensioni - Opera

Trittico di danza dedicato a Ravel al Filarmonico

Estetica e musicalità coniugate sulla base del linguaggio accademico classico di Zanella

Il teatro Filarmonico di Verona continua sulla scia degli omaggi ai compositori che tanto hanno scritto per il balletto. Dopo l’omaggio a Stravinsky dello scorso anno, questa stagione è stato il turno di Ravel, noto al grande pubblico principalmente per il Bolero. Ma andiamo con ordine.
La serata ha aperto con un valzer danzato sulle note di due celebri brani: Vals nobles et sentimentales e La Valse.

Il sipario si è aperto con un gigantesco lampadario di cristallo posato a terra che riempiva il grande spazio vuoto del palcoscenico. Issato il lampadario, la prima scena è stata interpretata dalla bravissima Beatrice Knop: le linee lunghe e pulite connotano da sempre lo stile di questa ballerina tedesca formatasi alla Staatliche Balletschule. Dopo il suo a solo, si sono alternate cinque coppie con altrettanti pas de deux, in uno stile tutto lavorato partendo dalla base classica, ma con contaminazioni tipiche di Kylian, Forsythe e Neumeier solo per citarne alcuni. Tra le donne si sono distinte in particolar modo Scilla Cattafesta, Annamaria Margozzi, Ilenia Montagnoli, Alessia Gelmetti e Amaya Ugarteche. I costumi essenziali femminili della prima parte si sono allungati nei tipici degas bianchi quasi a ricordare i molteplici walzer del concerto di capodanno che Zanella ha coreografato per ben dodici anni. I costumi e la musica di questi due brani uniti insieme trasmettono ci fanno capire come Zanella sia rimasto affascinato “dalla leggerezza e dalla sensualità di Ravel”:  nel primo brano il suono viene spesso minimizzato come spesso accade nelle coreografie contemporanee, mentre nel secondo le note sembrano quelle “di un mare in tempesta che fa sentire i sapori di un tempo che fu e mai più tornerà”. E l’idea del ritorno al gusto del passato è ben espresso dal cambio d’abito (una gonna a degas bianca indossata sul precedente costume nero) e dal cambio di modo di coreografare tornando a passi che si rifanno al più classico del repertorio classico del valzer.
La Pavane, danzata da Amaya Ugarteche, Alessia Gelmetti e Evghenij Kurtsev, è il canto solitario di una madre che ricorda la figlia morta: non c’è nulla di più triste per un genitore che sopravvivere al proprio figlio. Il dolcissimo lamento di questa musica è di una tristezza ed un languore indescrivibile per chi non ha provato questo dolore. Questo breve “gioiello musicale”, come l’ha definito Zanella, ha lasciato il pubblico col fiato sospeso per tutta la durata della sua esecuzione.
Prima del Bolero, l’orchestra del teatro Filamonico, diretta dal maestro Peter Tiboris, ha eseguito un inatteso minuetto, molto particolare e delicato nella sua articolazione compositiva.
Infine l’attesissimo Bolero interpretato da Maria Kousouni, étoile del Greek National Opera e da quattro danzatori del corpo di ballo veronese: Luca Condello, Marco Fagioli, Pietro Occhio e Tommaso Renda. La celebre musica di Ravel, da sempre apprezzata dal pubblico per il suo ritmo di fondo martellante e per il crescendo melodico dettato dall’aggiungersi via via dei vari strumenti, è stata intesa da Zanella come pura antitesi di ritmo, danzato dagli uomini, e di melodia, interpretata dall’unica presenza femminile. Forse memore della stessa contrapposizione coreografata lo scorso anno in Apollo, Zanella riporta il messaggio della duplicità dell’animo umano eternamente dibattuto nella scelta quotidiana tra la nostra parte apollinea e quella dionisiaca, quasi a dire che “contro la forza la ragione non vale!”. Maria Kousouni ha danzato su una struttura rialzata di forma quadrata ai cui angoli sono rimasti per tutto il tempo i quattro uomini. Come di consueto, i pochi indumenti consistevano in una calzamaglia un reggiseno ed un incrociatino che hanno messo in risalto l’eccessiva magrezza di questa peraltro splendida ballerina.
La serata, seppur di breve durata, si è conclusa con ripetute chiamate alla ribalta da parte del numeroso ed entusiasta pubblico che ha assistito alla serata.

Sonia Baccinelli 23 febbraio 2012