Recensioni - Opera

Turandot: la sfinge di Pechino

Felice ripresa in Arena dell'allestimento firmato da Franco Zeffirelli

Il primo atto risente delle influenze della coralità di Mussorgskij nel Boris Godunov, sebbene la qualità drammatico-espressiva di Puccini risulti sostanzialmente più dolce e delicata. I cori femminili e di voci bianche sono stati in quest’edizione a dir poco soavi, mentre l’incipit dei mendicanti cinesi ha avuto la forza dirompente di un uragano facendo scaturire quell'effetto che solo in Arena si riesce ad ottenere con le masse.

Liù, interpretata da Ruth Iniesta, è stata commovente nel suo assolo di donna che si innamora di un sorriso. La sua delicatezza e musicalità esprimono un lirismo toccante connotato da una emissione della voce chiara e ben timbrata.
Bravi anche Federico Longhi, Francesco Pittari e Marcello Nardis, rispettivamente nei ruoli di Ping, Pong, Pang. Il trio ha cantato con verve, brio, simpatia e soprattutto una gran voce, dote non trascurabile in Arena; anche la loro gestualità è stata decisamente apprezzabile. Divertenti e originali i loro costumi, ideati da Emi Wada, che danno sia il senso della regalità, ma li portano sopra le righe quasi fossero figure grottesche anziché i ministri del mandarino.

Il secondo atto è stato a dir poco straordinario. L'allestimento opulento di Franco Zeffirelli ha sicuramente appagato la vista e gli animi. Il gusto per una certa tipologia di cineseria decorativa ha ovattato la cattiveria di Turandot. Sebbene quello di Zeffirelli possa, per certi versi, essere definito un allestimento di tipo tradizionale e già visto, non è stato per questo meno apprezzato dal pubblico: le soluzioni sceniche sono sempre ricercate nei più piccoli dettagli e nulla è lasciato al caso.

Rebeka Lokar, nel ruolo di Turandot è stata a dir poco straordinaria. Nel proporre i tre enigmi a Calaf, interpretato da un solido Murat Karahan, la statua di marmo che la compone pare già in procinto di sgretolarsi. Nei tre indovinelli proposti dalla sfinge di Pechino pare già implicito il risultato della vicenda: la speranza che invece di deludere sempre, fa avvampare il sangue nelle vene dell’algida principessa fino a farne sciogliere il cuore di ghiaccio. Rebeka Lokar ha saputo cantare mantenendo una tensione impeccabile dalla prima all'ultima nota. Acuti senza esitazioni, fanno sì che questa interprete possa essere promossa a pieni voti.
Il Calaf di Karahan ha una voce chiara ma ben timbrata. Qualche piccola incertezza di dizione nel suo Nessun Dorma è stata prontamente perdonata e dimenticata dal pubblico che ha richiesto a gran voce il bis concesso dall'artista senza esitazioni.
Sul podio il maestro Francesco Ivan Ciampa che ha diretto con mano sicura l’orchestra scaligera.

Sonia Baccinell 13 luglio 2018                                                                          

 

Quest'anno il cartellone dell'Arena ha riproposto Turandot, capolavoro incompiuto di Giacomo Puccini, nel magnifico allestimento di Franco Zeffirelli. Lo spettacolo sarà in scena fino al 26 di luglio. Il maestro toscano è stato un finissimo indagatore della personalità femminile: la sua musica lo porta a prediligere le vicende di donne amorosamente devote fino al sacrificio, come accade in Manon, Boheme e Tosca. Con Turandot il compositore parrebbe condannare la posizione femminile da vittima a suo stesso carnefice.