Recensioni - Opera

UN NUOVO TITOLO PER IL REPERTORIO VERONESE: “IL CORSARO”

Il celebre balletto chiude la stagione invernale al teatro Filarmonico

Il Corsaro è uno dei titoli più antichi della storia del balletto, ma è ancora oggi tra i meno conosciuti tra quelli a serata intera nei teatri italiani. Capita infatti che vengano eseguiti solo i pezzi più celebri, come il passo a tre delle odalische o il famoso passo a due che fu cavallo di battaglia di Nureyev.
La primissima rappresentazione ispirata al poema omonimo scritto da Lord Byron “The Corsair” avvenne al Teatro alla Scala di Milano nel 1826; seguirono gli allestimenti di Parigi nel 1835 e di Londra nel 1837, ma il balletto che noi conosciamo ed ammiriamo oggi venne completamente rifatto nel 1856. Joseph Mazilier si occupò della coreografia e Adolph Adam scrisse la partitura musicale.
 

Quando Perrot allestì con Petipa il balletto a Mosca per il Bolshoi, inserì, come allora si usava fare, musiche di Pugni e Minkus e vennero coreografati alcuni dei passaggi più belli di questo balletto:  il Pas de Éventails del primo atto (nella quale Medora e le sei coreifee creano il famoso effetto a coda di pavone usando dei grandi ventagli) e la Scéne de Sèduction.
La storia, parecchio complicata, è incentrata sulla figura di Medora, venduta come schiava e salvata da Conrad, un corsaro che si innamora perdutamente di lei. Conrad viene catturato dal pashà Seyd che si è invaghito di Medora; l’odalisca Gulnare aiuta i due innamorati nella fuga che termina con un naufragio. Muoiono tutti, tranne Medora e Conrad che restano aggrappati ad un relitto.
La replica pomeridiana cui abbiamo assistito è iniziata con le rimostranze di ballerini, orchestrali e macchinisti contro i tagli allo spettacolo previsti dal decreto Bondi, che a quanto pare però è servito da sprone, dato che  al Filarmonico si è visto finalmente un balletto di buon livello!
L’allestimento proposto dalla Direttrice del corpo di ballo veronese, Maria Grazia Garofoli, ha voluto aggiungere, non senza qualche perplessità, un prologo ed un epilogo entrambi ambientati in una scuola di danza dove si vede una giovane allieva che sfoglia il libro dal quale escono via via tutti i personaggi della storia.
Molti dei ballerini che siamo soliti vedere hanno dato il meglio di loro stessi: tra questi Antonio Russo nel difficile ruolo di Conrad e Amaya Ugarteche in quello di Medora. Arabesque troppo aperte/contemporanee per Alessia Gelmetti che ha interpretato Gulnara, personaggio che dovrebbe invece essere più “accademico”. Splendide le linee di Ilenia Montagnoli: con braccia e gambe lunghissime ha illuminato la scena e brillato di luce propria nel ruolo della Schiava Algerina. Bene anche per Scilla Cattafesta nel passo a tre delle odalische, in particolare nel momento della sua variazione ha preso perfettamente tutta la diagonale di giri. Davvero deludente invece sia per tecnica che per interpretazione Giuseppe Picone nel ruolo di Alì.
Gradevoli anche tutte le scene d’insieme del corpo di ballo supportato numericamente dall’intervento di alcune giovani allieve dell’Accademia Nazionale di Roma e dagli splendidi costumi disegnati da Anna Biagiotti.

Sonia Baccinelli 16 maggio 2010