Recensioni - Opera

Un “Cappotto” su misura per Franceschi

Bellissima riduzione del racconto di Gogol’ presentata al Sociale per la stagione del CTB

Come Akàkij Akàkievich, protagonista del racconti “Il cappotto” di Nikolaj Gogol’ riesce a farsi confezionare un cappotto perfetto, che sia motivo di orgoglio e vanto per la sua persona, allo stesso tempo Vittorio Franceschi è riuscito a trasformare l’originale in prosa in una drammaturgia che si è rivelata perfetta per le sue caratteristiche di attore, realizzando uno spettacolo coinvolgente per poesia e lievità, cui abbiamo assistito al Teatro Sociale di Brescia.

La storia è nota: l’umile calligrafo di Pietroburgo riesce, con grandi sforzi economici, a farsi confezionare un cappotto nuovo per l’inverno, unico suo lusso in una vita grigia e ordinaria. Quando il cappotto gli viene rubato il povero Akàkij muore, per il freddo ed il dolore, ed il suo fantasma inizia a girare tra i passanti che affollano le vie di Pietroburgo alla ricerca del suo cappotto.
Franceschi nella sua riduzione cerca di alleggerire la drammaticità dell’originale, ad esempio fermandosi al momento della morte del protagonista ed eliminando la figura del fantasma, oppure tratteggiando delle figure che, nella loro umana semplicità, spesso ricorrono a battute di spirito che riescono a strappare più di una risata al pubblico.
Sulla stessa linea il Franceschi attore delinea un Akàkij Akàkievich umanissimo nella sua umiltà con il quale è impossibile non essere simpatetici. Le sue descrizioni quasi fiabesche del lavoro di calligrafo riescono ad ammaliare, mentre il suo rituale per indossare il vecchio cappotto liso diverte e commuove ogni volta.
Accanto a lui agisce un cast praticamente prefetto su cui spicca il sarto di Umberto Bortolani che, pur confrontandosi con un ruolo per certi versi istrionico, non perde mai il senso della misura e non scade mai nella macchietta.
Al fianco dei due protagonisti si agiscono con grande efficacia Marina Pitta (la moglie del sarto) e Federica Fabiani (la padrona di casa) . nei ruoli minori segnaliamo Andrea Lupo, Matteo Alì, Giuliano Brunazzi, Alessio Genchi, Valentina Grasso.
Eccellente nella sua leggerezza e nella sua semplicità la regia di Alessandro D’Alatri che permette ai singoli personaggi di esprimersi al meglio senza mai sovrastarli o  ingabbiarli in inutili strutture concettuali.
Di grande suggestione anche l’aspetto visivo grazie alla scena di Matteo Soltanto ed alle luci di Paolo Mazzi, nonostante un inconveniente tecnico abbia penalizzato l’inizio della seconda parte.
Azzeccatissimo anche l’accompagnamento musicale di Germano Mazzocchetti che ha contrappuntato lo svolgersi della vicenda.
Il Cappotto è uno spettacolo semplice, quasi cameristico, ma pensato e realizzato con una cura ed una partecipazione che l’ahho reso un piccolo capolavoro, salutato al termine da applausi calorosissimi.

Davide Cornacchione 14 gennaio 2014