Recensioni - Opera

Un Decamerone in bilico fra teatro e narrazione

Simpatico spettacolo dedicato a Boccaccio

La stagione di prosa del Teatro Nuovo di Verona riparte con un grande classico della letteratura italiana: il Decamerone di Giovanni Boccaccio. La messa in scena è affidata alla drammaturgia di Maria Maglietta, che è anche assistente alla regia, e alla regia di Marco Baliani. La produzione è del Nuovo Teatro di Napoli.

Baliani e Maglietta immaginano la storia affidata ad una compagnia di attori girovaghi che si divertono a raccontare e inscenare con pochi e scalcinati mezzi alcune delle più note e divertenti novelle di Messer Boccaccio. La scena infatti rappresenta una sorta di roulotte o moderno carro di Tespi che permette di ricreare le varie ambientazioni delle novelle con facilità e con una certa varietà. I costumi, appropriati, rimandano ad un caravanserraglio di stracci raccogliticci con qualche inserto aulico. Ricordiamo che scenografia e costumi sono a firma di Carlo Sala.

Lo spettacolo, onestissimo, è in bilico fra teatro e narrazione, infatti alcune novelle sono trattate in modo assolutamente teatrale, altre sono principalmente narrate o commentate dagli attori che si alternano nella funzione del narratore. Baliani proviene principalmente dal teatro di narrazione e ha scelto questa linea che tuttavia spesso suona stonata in bocca agli attori più abituati al carattere e alla macchietta in cui a onore del vero eccellono. Divertentissima Silvia Briozzo con le sue caratterizzazioni assolutamente azzeccate, ma anche Mariano Nieddu che dimostra una verve e una poliedricità di indiscusso valore teatrale. Ottimo anche Salvatore Arena che regala risate al pubblico, mentre meno incisive risultano Silvia Ajelli e Fonte Fantasia. Un discorso a parte per Stefano Accorsi, che risulta efficace come narratore ma sottotono nella comicità richiesta dalle teatralissime novelle del Boccaccio.

Ne risulta uno spettacolo godibile, con una buona selezione delle novelle, attenta ad alternare i registri del comico, del tragico e del lirico. Stucchevoli i riferimenti alle odierne difficoltà economiche degli attori e alla necessità del mestiere, c’entrano poco con Boccaccio e suonano come inappropriati e fuori luogo. Sarebbe anche stata auspicabile una scelta drammaturgica più netta nella direzione della teatralità o della narrazione, mentre alcune novelle risultavano troppo incentrate attorno al nome di Accorsi, che non ha il carattere per essere un vero trascinatore. Peccati veniali in un’operazione sostanzialmente riuscita.

Il pubblico ha gradito e applaudito con convinzione.
R. Malesci