Recensioni - Opera

Un balletto tutto da ridere

Les Ballets Trockdero: uno spettacolo nello spettacolo

Il 20 marzo il Teatro Ponchielli di Cremona ha avuto il privilegio di ospitare nuovamente Les Ballets Trokadero De Montecarlo. Il programma prevedeva il secondo atto de Il Lago dei Cigni, Go for Barocco e il terzo atto di Paquita. La compagnia ha però omaggiato il pubblico con due graditissime ed attesissime sorprese: il passo a due del Corsaro e La Morte del Cigno.

La compagnia venne fondata nel 1974 a New York da un gruppo di dilettanti appassionati di balletto che si esibivano spesso in vari teatrini e nei locali del Greenwich Village. Grazie alle loro esilaranti parodie del classico la loro fama crebbe rapidamente e già dall’anno seguente il gruppo si trasformò in una compagnia vera e propria, con una sede, un’amministrazione e un maître de ballet intraprendendo la prima tournée in Canada e negli Stati Uniti.
I Trocks, come vengono affettuosamente chiamati dai loro ammiratori, si esibiscono di preferenza in pezzi del repertorio del balletto imperiale russo, apice dell’esaltazione della ballerina sulle punte e del corpo di ballo femminile in genere. In questo modo si acuisce il contrasto tra l’idea della ballerina eterea ed impalpabile ed i corpulenti fisici maschili. Inoltre i divertenti nickname che ciascuno di loro possiede rimandano immediatamente alle dive del balletto passato o presente.
Già dagli annunci fatti al microfono per informare il pubblico di alcune sostituzioni avvenute per motivi di salute e altro, sono iniziate le gags che hanno calato il pubblico nell’atmosfera informale del balletto.
Lo spettacolo ha avuto un inizio esilarante con il secondo atto del lago dei cigni. Il capolavoro classico di Petipa è stato messo a soqquadro per ottenere il massimo del divertimento possibile: cadute spettacolari, ballerine che confondono le file e tentano di tornare al proprio posto pensando di non essere viste, schiaffi e calci nel sedere la povero paggio reale che per accontentare il principe Siegfried muore di paura affrontando dei cigni così aggressivi chiedendosi cosa abbia mai fatto di male nella vita per patir simil pena. Che dire poi dei quattro cignetti che si tirano dietro a forza l’ultimo che sbaglia sempre tutto e sembra uscito da Western Symphony: la comicità è stata davvero resa al massimo grado di teatralità.
Il secondo tempo è stato composto da Concerto Barocco e coi due pezzi fuori programma, anche  se a dire il vero la celeberrima Morte del Cigno non manca mai. Il pubblico è stato un po’ a dir poco sbalordito dalla tecnica del corsaro che senz’altro è stato il brano più impegnativo della serata. I grandi salti che furono cavallo di battaglia di Nureyev sono stati eseguiti con una tal padronanza tecnica da sembrare fin quasi facili; le prese del passo a due uno scherzo a prova di principiante, anche se naturalmente tutto il pubblico ha perfettamente capito lo studio e la precisione che sottende un simile risultato scenico.
La Morte del Cigno, toccante e irresistibile assolo creato da Michail Fokine per Anna Pavlova nel 1905, è una delle più affascinanti coreografie del repertorio classico, dove la danza evoca con grande forza poetica l'agonia di un uccello nei suoi ultimi battiti d'ala, sulla celeberrima musica di Camille Saint-Saëns.  Anche qui le gags non sono mancate e sono state numerose: la più divertente, a mio avviso, è quando il cigno morente scuote freneticamente la manina in una sorta di Parkinson stupefacente.
La coreografia neoclassica del Concerto Barocco creato da  Balanchine nel 1941, è risultato è  decisamente gradevole anche se meno coinvolgente.
Ed infine il terzo atto di Paquita, balletto nato non per un corpo di ballo, ma per un insieme di ballerine soliste. Tutte le variazioni sono state eseguite molto bene. Anche qui il pubblico si è divertito a vedere l’interprete maschile che invece di adorare la sua ballerina, amoreggia con quella della prima fila del corpo di ballo e si accordano per una telefonata. Divertente anche l’idea di infilare un bel paio di occhiali spessi ad una delle danzatrici.
Lo spettacolo si è “purtroppo” concluso, ma la consuetudine ha riservato un’ultima sorpresa:  per gli inchini la compagnia ha eseguito una delle trascinanti gigue di Lord of The Dance.Come diceva Balanchine il balletto non si può raccontare e neanche mille parole possono infine sostituire quello che si vede sul palcoscenico. Uno spettacolo da vedere e rivedere.

Sonia Baccinelli  20 marzo 2015