
La divertente operetta di Carlo Lombardo nell'allestimento curato da Maurizio Nichetti
Il Paese dei Campanelli debuttò al Teatro Lirico di Milano ottant’anni fa (1927) e da allora fu un susseguirsi di successi: l’operetta, scritta e prodotta da Carlo Lombardo, è di un ottimismo contagioso, mai eccessiva o sopra le righe come lo sono spesso certi spettacoli contemporanei.
La storia si svolge in un’immaginaria piccola isola olandese dove sopra ad ogni casa c’è un campanile con un campanello. Secondo la leggenda, questi campanelli suonano ogni volta che si verifica un tradimento: la prova di ciò non è mai avvenuta, perché nel paese regna da tempo la più assoluta tranquillità.
A seminare il disordine è una nave di militari, costretta all’attracco da un’avaria. I marinai scendono a terra e subito cominciano a corteggiare le belle donne del paese e, com’è facile prevedere, accade l’inevitabile: il comandante Hans fa suonare i campanelli con Nela, moglie di Basilio, il marinaio Tom con la bella Bombon, consorte di Tarquinio ed il pasticcione La Gaffe, per un deprecabile errore, con Pomerania, la donna più brutta e più aggressiva del paese, moglie del borgomastro Attanasio.
Ma La Gaffe, il cui nome la dice lunga sul personaggio, continua a fare “gaffes” per tutta la durata dello spettacolo caricandolo di un’ilarità crescente: la prima è quella di rivelare a Nela che Hans è già sposato; la seconda, e irrimediabile, è di far arrivare in paese, per un malaccorto scambio di indirizzi nell’invio dei telegrammi, tutte le mogli dei marinai, a cominciare da Ethel, la signora del comandante.
A questo punto la storia si ripete al contrario perché a far suonare i campanelli sono ora le mogli dei cadetti con i pescatori Attanasio, Basilio e Tarquinio. Dopo questa specie di pareggio, i marinai ripartono con le loro mogli, non senza però l’ultimo errore di La Gaffe che per poter finalmente far sua Bombon sposta avanti di mezz’ora le lancette dell’orologio del paese, condannando i suoi abitanti ad un altro lunghissimo periodo di assoluta fedeltà.
In ottant’anni è cambiato tutto e non è cambiato niente: il dilemma tra amore coniugale ed extraconiugale è eterno, gli equivoci di una sana commedia che divertono il pubblico senza malizia sono sempre gli stessi da Plauto in poi
Bravissimi Elena Rossi (Bombon), Silvia Dalla Benetta (Nela), Leonardo Caimi (Hans) nei loro a soli e duetti; straordinaria l’interpretazione di Margherita Di Rauso nel ruolo di Pomerania, pareva davvero un cattivissimo “cane da guardia”! e molto buffo Maurizio Micheli nel ruolo del comicissimo La Gaffe.
Il Corpo di Ballo veronese è stato di utilissimo supporto per la buona riuscita dello spettacolo con pezzi d’insieme semplici e passi a due creavano la giusta atmosfera nelle scene d’amore.
Magnifici le scene e i costumi di Mariapia Angelini: paese e personaggi che sembrano usciti da un libro delle favole con zoccoli, cuffiette e mucche che volano.
Lo spettacolo replica il 31 dicembre ore 21, il 2 e il 4 gennaio e sarebbe un vero peccato perderlo.
Come scrive Maurizio Nichetti nelle sue note di regia “lavorare per far ridere è un mestiere serissimo” e merita tutto il nostro rispetto.
Sonia Baccinelli 23 dicembre 2008