
Vibrante successo per tutti gli artisti
“Credi all’amor Chenier, tu sei amato” Mai frase fu più adatta ad illustrare la recita del 9 febbraio al Teatro Carlo Felice. Infatti con questa produzione si è ritrovato l’amore per la musica e per il bel canto!
Per la musica perché il mitico Maestro Donato Renzetti ha saputo estrarre dalla partitura tutte le sfaccettature, i colori, gli accenti che erano racchiusi e nascosti in essa come in uno scrigno.
Del bel canto, dell’arte del saper cantare, perché ogni artista, sia nei ruoli principali che in quelli secondari, ha dato il meglio di sé stesso, ha emozionato il pubblico e ha dimostrato che l’arte del bel canto esiste ancora, anche se è poco frequentata.
Se poi pensiamo che il tenore Fabio Sartori debuttava il ruolo, che il soprano Valentina Boi, chiamata alle 11 di mattina a sostituire la collega ammalata debuttava anch’essa il ruolo, ecco che dobbiamo credere alla magia, quella magia che solo i grandi artisti e le produzioni memorabili sanno creare.
Andrea Chenier non è solo un’opera storica ambientata nel periodo del terrore durante la Rivoluzione Francese, rappresenta anche il riscatto sociale e l’amore che può cambiare l’animo umano. Grazie al libretto di Luigi Illica l’opera è poesia pura, con momenti di alto lirismo e momenti di grande drammaticità. È un’opera che fa emergere i sentimenti e le emozioni che governano il vivere umano, la paura, il dolore, l’amore e la voglia di migliorare sé stessi e gli altri. I tre protagonisti principali vengono inseriti in un impianto musicale e drammaturgico di forte impatto, che evidenzia i cambiamenti che la vita porta ad affrontare e il loro emendare sé stessi fino a evolversi o involversi.
Il senso del riscatto e la viltà sono ciò che muove Carlo Gerard: il riscatto di un servo che vuole cambiare la propria condizione di vita ed aiutare gli altri a migliorare la loro, ma è vile perché per la propria lussuria e gelosia non esita a denunciare Andrea Chenier, la cui unica colpa era quella di essere amato da Maddalena. Alla fine si rende conto di essere ancora un servo, un servo di sè stesso e dei propri desideri e di essere passato dal servire la nobiltà a servire un regime di terrore.
L’amore di Chenier per la verità: infatti era già stato segnalato all’accusatore pubblico in quanto, come canta lui “Ho fatto di mia penna arma feroce contro gli ipocriti”. L’amore provato da Chenier per Maddalena e risvegliato dal poeta nella ragazza dopo essere stato da lei offeso e averle spiegato cos’è l’amore con “L’improvviso”. L’amore e il coraggio di Maddalena, quel coraggio eroico che la spinge, pur di salvare l’amato, a cedere alle bramosie di Gerard e a immolarsi andando a morire con lui.
Il regista Pier Francesco Maestrini ha scelto di collocare l’opera nel suo periodo storico, senza voli pindarici. Ne è uscito uno spettacolo lineare e bellissimo, con l’uso degli spazi nel modo più pulito possibile, con una attenzione ai gesti dei personaggi per far meglio comprendere l’evolversi dei loro stati d’animo. Le scene e i video di Nicolas Boni sono di un raffinato realismo, con cura degli oggetti di scena e nel secondo e terzo quadro con due livelli dove si pongono i protagonisti e il popolo.
Sedie e tavoli con altri mobili rovinati e rotti vengono ammucchiati nel proscenio come per portare il messaggio che la guerra tutto distrugge e non aggiusta nulla. Nel primo quadro una cornice storta e incompleta racchiude la decadente nobiltà e nel finale il palazzo, con abile gioco di green screen, viene incendiato con un effetto realistico veramente impressionante.
Nel secondo quadro la decadenza della rivoluzione è evidenziata dalla statua appoggiata al suolo, mentre il palazzo bruciato nel quadro precedente, annerito, viene saccheggiato dal popolo che ne ruba suppellettili vari. Nel terzo quadro sulla parete viene proiettato l’immagine di un oratore che sta incitando il popolo alla rivolta. Nel quarto e ultimo quadro la prigione viene divisa dalle sbarre dalla piazza dove è in bella mostra una grande ghigliottina: il fondale è un insieme di macerie ed edifici squarciati, come la vita che sta per essere distrutta di lì a poco.
I costumi di Stefania Scarafaggi sono curatissimi e calati nel periodo storico dell’azione, abbelliti da preziose parrucche. Le luci di Daniele Naldi rendono ancor più reale le scene, con i chiaro scuro che identificano il giorno e la notte, gli interni dagli esterni. Le coreografie per il balletto del primo quadro sono di Silvia Giordano, i ballerini, molto bravi, appartengono al Balletto Fondazione Formazione Danza e spettacolo “For Dance” ETS.
Il Coro del Teatro Carlo Felice diretto dal Maestro Claudio Marino Moretti ha partecipato sia all’azione scenica che alla parte musicale con la maestria che contraddistingue gli artisti del coro. Il Maestro Concertatore e Direttore Donato Renzetti, ha saputo cogliere ed evidenziare le ricche situazioni musicali, accompagnando i cantanti nella loro esibizione, dando i tempi, amalgamando alla perfezione il suono orchestrale con il palcoscenico. Ne è uscito un suono avvolgente, un tutt’uno tra musica e canto che manteneva sempre la tensione scenica e musicale. I professori dell’orchestra del Teatro Carlo Felice hanno seguito il maestro e hanno fatto una recita di indubbio valore musicale.
Andrea Chenier era il tenore Fabio Sartori, veterano dei palcoscenici di tutto il mondo, debuttante nel ruolo del poeta francese. L’ho seguito nella sua lunga carriera ma devo dire che mai un ruolo gli stava a pennello come questo. Splendido nelle sue tre arie, “L’improvviso; Sì, fui soldato e Come un bel dì di maggio”, la voce scorreva limpida durante tutta l’opera, senza incertezze né cedimenti anche momentanei. Un debutto da incorniciare, sottolineato dagli interminabili e meritatissimi applausi durante e alla fine dell’opera.
A Maddalena di Coigny ha dato voce stupenda il soprano Valentina Boi, chiamata all’ultimo momento e anch’essa debuttante il ruolo. Voce calda e drammatica insieme, una linea di canto vellutata, tecnica sicura, perfetta sia negli acuti, nel centro e nelle note basse, con l’aria “La mamma morta” ha così emozionato che più di una persona si è commossa. Anche per lei una recita magnifica e per chi era in sala, una fortuna averla potuta ascoltare e godere della sua bravura. Applausi scroscianti, visibilmente emozionata per il calore del pubblico.
Carlo Gerard era Stefano Meo, baritono d’esperienza, molto bravo sia vocalmente che scenicamente. Stupendo nel recitativo e nell’aria “Nemico della patria”, perfettamente a suo agio in tutte le sfaccettature che il suo personaggio richiedeva. Anche per lui complimenti vivissimi e lunghissimi applausi.
Questa produzione si è giovata di una Madelon di gran lusso, Manuela Custer, artista acclamata in tutti i teatri per la sua bravura e professionalità: una vera chicca il suo intervento.
Bravissimi tutti gli altri cantanti e artisti, a cominciare da Cristina Melis come La Mulatta Bersi, Siranush Khachatryan come Contessa di Coigny, Nicolò Ceriani come Roucher, Matteo Peirone come Flèville, Marco Camastra come Fouquier Tinville, Luciano Roberti come Mathieu, Didier Pieri Un Incredibile, Gianluca Sorrentino come L’abate, Franco Rios Castro come Il maestro di casa, Angelo Parisi come Dumas e Andrea Porta come Schmidt.
Vorrei concludere sottolineando come il teatro abbia posto attenzione a tutti i ruoli, scegliendo interpreti di indubbio valore per tutte le parti, sia le piccole che le grandi. Questo è segno di grande professionalità e rispetto per pubblico.
Successo meritatissimo con applaudi intensi per tutti.
Da parte mia, grazie a tutti voi per avermi fatto passare un pomeriggio indimenticabile, facendomi gustare la bellezza dell’opera lirica, se realizzata nei giusti modi!