Recensioni - Opera

Un viaggio a Reims in stile Cartoon

Azzeccato e divertente l’allestimento dell’opera rossiniana firmato da Pier Francesco Maestrini al teatro filarmonico

Se il versante musicale può vantare molte frecce al suo arco, ed infatti parecchie pagine vennero riutilizzate da Rossini nel successivo Comte Ory, la trama è praticamente inesistente: alcuni delegati delle varie nazioni europee in viaggio per Reims per assistere all’incoronazione del sovrano si ritrovano bloccati all’albergo termale del Giglio d’oro di Plombières. Ad una prima parte tutto sommato drammaturgicamente più interessante, in cui si susseguono corteggiamenti ed intrecci amorosi in stile vaudeville, segue una seconda parte più retorica e celebrativa che rende il tutto molto statico e ripetitivo.

Per questo nuovo allestimento al Teatro Filarmonico la Fondazione Arena si è avvalsa della regia di Pier Francesco Maestrini, coadiuvato dalle animazioni di Joshua Held che hanno ripreso l’idea dell’opera-cartoon già risultata vincente nel Barbiere di Siviglia di due stagioni fa. Questo ha permesso di creare uno spettacolo divertente e godibile in cui le numerose idee messe in campo hanno sopperito alle carenze del libretto. Tra citazioni d’autore (La luna di Mélies e il mappamondo del Grande dittatore) e gags azzeccate (spassosissimi il corteggiamento Belfiore-Corinna e l’inno nazionale inglese sulle immagini della Brexit) la trama si è dipanata con ironia e leggerezza. Gli essenziali elementi scenici ed i colorati costumi di Alfredo Troisi si sono ben inseriti nell’idea registica.

Dal punto di vista musicale abbiamo molto apprezzato la concertazione di Pier Francesco Ommassini che, pur optando per tempi non troppo spediti, ha dato una lettura estremamente sfaccettata ed attenta al dettaglio. L’orchestra, in ottima forma, si è distinta per luminosità e trasparenza fornendo una delle migliori prove della stagione. Adeguato anche l’apporto  del coro diretto da Vito Lombardi.
Omogeneo e meritevole il cast, su cui spiccavano  Lucrezia Drei, Corinna dalla voce limpida e dalla linea di canto perfetta, Raffaella Lupinacci, Marchesa Melibea dalla voce piena e corposa ma allo stesso tempo morbida e suadente e Marina Monzó, Contessa di Folleville elegante nel fraseggio e disinvolta nelle agilità.
Notevole anche il Libenskof di Pietro Aidani, dotato di un bel registro acuto e, nell’ambito dei tenori apprezzabile anche  il Belfiore lirico ed appassionato di Xabier Anduaga.
Francesca Sassu è stata una Madama Cortese autorevole, Marco Mimica un Lord Sidney dalla voce imponente, Giovanni Romeo un Barone di Trombonok spiritoso e vitale, e Alessandro Abis un Don Profondo efficace.
Di buon livello anche il resto del cast che contemplava il Don Alvaro di Alessio Verna, il Don Prudenzio di Omar Kamata, la Delia di Francesca Micarelli l’Antonio di Stefano Marchisio e, nel doppio ruolo Alice Marini (Maddalena e Modestina) e Stefano Pisani (Don Luigino e Zefirino).
Applausi convinti al termine da parte di un pubblico divertito e soddisfatto.

Davide Cornacchione 25 maggio 2017

 

 

Rappresentata nel 1825 a Parigi in occasione dell’incoronazione di Carlo X Re di Francia, il Viaggio a Reims, salvo un paio di riprese a distanza di pochi anni, venne ritirato dallo stesso autore e rivide la luce solo nel 1984 al Rossini Opera Festival di Pesaro grazie alla riscoperta della partitura da parte della musicologa Janet Johnson in una storica edizione firmata da Claudio Abbado e Luca Ronconi.
Da allora, a dispetto dell’organico richiesto che prevede almeno una decina di prime parti, l’opera è entrata stabilmente in repertorio, spesso utilizzata come banco di prova per giovani cantanti.