Magnifico cast e splendido allestimento per un’applauditissima serata di ottima musica
L’allestimento fiorentino del 2017 firmato da Manu Lalli pensato per i giardini di Palazzo Pitti e approdato al Filarmonico di Verona in questi giorni è ricco e piacevole. La serata passa veloce grazie all’ottimo cast e alla direzione frizzante, ma anche con il significativo contributo del coro, del corpo di ballo e delle belle scenografie.
Tra i titoli di Rossini, Cenerentola può essere considerata a buon diritto la sorella di Barbiere visto il favore che incontra da sempre tra il pubblico, anche se di fatto la sua messa in scena è meno frequente, ragion per cui quando si ha la rara possibilità di vederla, la si apprezza ancor di più. La gestazione dell’opera fu rapida e veloce, all’incirca trenta giorni, ragion per cui alla prima le ultime limature e prove avvennero addirittura durante l’intervallo.
La fiaba di Perrault è nota a tutti, pertanto non necessita di inutili spiegazioni, fatta eccezione per le poche variazioni apportate in fase di stesura. Il libretto di Jacopo Ferretti non inserisce una matrigna, ma un patrigno; al posto della fatina c’è Alidoro mendicante/precettore ed il Principe non sta nel suo castello, ma va in giro in cerca di moglie in incognito scambiandosi d’abito col suo servo onde poi rivelare solo alla fine la propria identità.
L’equipe che ha curato l’allestimento reca le firme di Manuel Lalli (regia), Roberta Lazzeri (scene), Gianna Poli (costumi) e Vincenzo Apicella (luci); tra tutti una menzione particolare va alla scenografa che ha ricreato una dimora con citazioni tra settecento e ottocento in tinte shabby chic, nonché un salone delle feste in perfetta prospettiva rinascimentale, così finto da sembrar vero.
Il cast veronese è stato molto apprezzato dal pubblico che non ha risparmiato numerosi applausi, in primis per la protagonista Maria Kataeva la cui voce sembra nata per questo ruolo. Il mezzosoprano russo pennella l’aria con colori scintillanti, ma anche note scure e malinconiche davanti ad un padre che la umilia disconoscendola come figlia. La sua voce rossiniana è supportata da una tecnica solidissima che le permette di cantare e recitare con libertà e scioltezza. Il Rondò finale la incorona definitivamente principessa o meglio, regina, della serata.
Pietro Adaini veste i panni di Don Ramiro, il principe dei sogni di ogni giovane donna innamorata. Il tenore ha una voce flessuosa e soave che sa raggiungere la perfezione anche nelle arie più impegnative. L’intesa tra i protagonisti è stata completa.
Carlo Lepore è un Don Magnifico divertente e spassoso, come ben si addice al personaggio. La sua presenza scenica ha un che di familiare ed accattivante riuscendo a condurre lo spettatore con spasso e curiosità per tutto il tempo che lo vede in scena. L’eccellente dizione, nonché la tecnica ineguagliabile fanno di Carlo Lepore un interprete privilegiato per questo ruolo.
Ottima esecuzione anche per i due “rampolli femminini” interpretati rispettivamente da Daniela Cappiello (Clorinda) e Valeria Girardello (Tisbe): dizione precisa, gestualità spassosa, canto brillante per entrambe.
Il ruolo dello scudiero intraprendente è stato ricoperto con convinzione dal baritono toscano Alessandro Luongo che ha dato sfoggio di grande sicurezza interpretativa, nonché apprezzatissime capacità canore venendo così ripetutamente applaudito dal pubblico. Bravo anche Matteo D’Apolito nel ruolo di Alidoro.
Sul podio il Maestro Francesco Lanzillotta che ha diretto l’orchestra dell’Arena di Verona con brio e la giusta dose di giocosità richiesta dall’opera di Rossini.
Un plauso speciale, infine, al Maestro del coro, Roberto Gabbiani, che ha preparato eccellentemente i cantanti per i numerosi pezzi d’insieme.
È stata inoltre una meravigliosa sorpresa vedere tanti ragazzi a teatro che avranno sicuramente avuto modo di apprezzare la splendida messa in scena ed appassionarsi al bello di cui c’è tanto bisogno in questo momento storico.
Sonia Baccinelli
Verona, 20 novembre 2024