Recensioni - Opera

Una sfavillante Maddalena Crippa al Teatro Nuovo di Verona

Una serata dedicata al pensiero attraverso il teatro e le canzoni di Gaber

Non numerosissimo il pubblico al Teatro Nuovo di Verona per la prima delle tre serate della rassegna “Divertiamoci a Teatro” dedicate al “pensiero”.
Gli spettatori presenti hanno però potuto assistere ad uno spettacolo eccezionale, in cui Maddalena Crippa plasma il suo modo di vivere e pensare da donna nella società contemporanea attraverso il teatro e le canzoni di Giorgio Gaber.
 

E pensare che c’era il pensiero, per la regia di Emanuela Giordano, è una rielaborazione della creazione di Gaber e Luporini, vista come una provocazione, quasi a ricordare dell’esistenza di una parte di noi che viene soffocata costantemente e messa in secondo piano dalle cose futili e materiali che invadono la nostra quotidianità.
Maddalena Crippa appare straordinaria: in un’ora e venti di spettacolo è riuscita a scandagliare tutti gli strati dello stato d’animo di una donna partendo dalla celebre “Mi fa male il mondo”, che è arrivata diretta al cuore del pubblico, mettendo alla luce quella sensazione fastidiosa e comune del “male di vivere”. Molto efficace è stata l’interpretazione di “Se io sapessi”, dove l’attrice ha caricato il testo di estrema pathos e gestualità.
Ma lo spettacolo non è stato connotato solo di spaccati tristi e struggenti: molto divertente è stata l’interpretazione di “Cos’è la destra cos’è la sinistra”, resa odierna da alcuni particolari che hanno scatenato l’ilarità nel pubblico. Molto attuale è stato il monologo in cui la Crippa racconta di un sogno in cui si trovava su una zattera e doveva scegliere se salvare o meno una persona che stava per affogare: qui emerge il tema del’ospitalità e la diversa reazione di fronte ad una situazione di pericolo, nel caso di scambio dei ruoli.
Un’altalena di emozioni che Maddalena Crippa, dotata di un vestitino nero, un paio di stivaletti ma soprattutto di un’energia sfavillante e di una voce calda e ben calibrata, ha reso al meglio accompagnata da tre coriste e da Massimiliano Gagliardi , famoso pianista, il cui ruolo non è stato affatto marginale. Ciò è dimostrato anche dal fatto che sul palcoscenico erano presenti solamente tre elementi: una sedia al centro, protagonista prima dell’entrata in scena dell’attrice ad inizio spettacolo, una pedana retrostante e il magnifico pianoforte a coda sulla sinistra; il tutto con  un unico elemento in comune: il colore nero, dominante anche per quanto riguarda i costumi di scena. Questo non è certamente casuale e scollegato dal contesto, poiché il nero è il colore della morte e nello spettacolo si ricorda un tempo che non c’è più e che vive, come un ricordo sbiadito nei cuori di tante persone. Il nero è anche un monito: il pensiero “c’era” e ora lo stiamo perdendo senza accorgercene.
Molto efficace anche il finale, sempre sulla scia della nostalgia, in cui Maddalena Crippa, il pianista e le tre coriste si sono esibiti in pezzi storici come “Barbera e Champagne”, “La torpedo blu” e altri, solo con l’aiuto della voce.
Uno spettacolo davvero imperdibile che il pubblico del Teatro Nuovo, sia giovane che non, ha davvero apprezzato.

Stefania Malesci (26 gennaio 2011)