Recensioni - Opera

VERONA: Il bisbetico domatore

Come secondo appuntamento del Festival Shakespeariano, l' Estate Teatrale Veronese ha allestito un'eccellente edizione della Bisbe...

Come secondo appuntamento del Festival Shakespeariano, l' Estate Teatrale Veronese ha allestito un'eccellente edizione della Bisbetica Domata interpretata da Anna Galiena e Massimo Venturiello, affidata alla regia di Marco Carniti.
La linea scelta è quella di un allestimento tutto sommato classico nell'impostazione ma con un ritmo decisamente sostenuto supportato da una serie continua di spunti comici che danno vita ad uno spettacolo estremamente godibile. Il tutto funziona grazie ad una compagnia molto affiatata in cui, oltre ai due protagonisti, è presente un gruppo di attori decisamente efficaci nella recitazione divertita e caricaturale richiesta dal regista.

La recita inizia con la classica incursione dell'ubriaco Sly, interpretato in modo convincente da Fulvio Falzarano, sulle gradinate e quindi in platea, scena che non ha mancato di sollevare la reazione di qualche spettatore che aveva preso la cosa sul serio. Terminato il prologo prende il via la rcita vera e propria, all'interno delle belle scenografie progettate da Marco Chiti e si assiste al corteggiamento di Petruccio nei confronti della bella e irascibile Caterina, una Anna Galiena che appare molto misurata e, pur esibendo un discreto caratteraccio, evita di cadere nell’eccesso e nello stereotipo. Ad essa si contrappone il Petruccio guascone e virile di Massimo Venturiello, che si comporta con la sua Caterina sin dall’inizio come il domatore con le sue fiere: sicuro, determinato, di polso. La sua interpretazione è quasi debordante, al punto che la prova della Galiena, pur essendo di grande efficacia, risulta in parte ridimensionata.
Ma il vero spettacolo, al di là dei protagonisti, sta nella vitalissima regia supportata da un eccellente gruppo di attori che danno vita ad una serie di gustosi siparietti, spesso accompagnati da musiche estremamente appropriate ed usate con grande ironia, tra cui si riconoscono il “canone” di Pachelbel, il “duetto dei gatti” di Rossini ed il Don Giovanni di Mozart. Un plauso va quindi tributato anche agli ottimi Gianni de Lellis (Battista), Ernesto Lama (Grumio), Massimo di Michele (Bindello), Matteo reza Azchirvani (Gremio), Gigi Palla (Ortensio), Patrizio Cigliano (Lucrezio), Gianluigi Fogliacei (Tranio), Martina Olasz (Vedova) ed a Loic Hamelin autore delle suggestive luci.
Al termine un meritato successo all’interno di un teatro quasi esaurito.

Davide Cornacchione 26/07/2002