Recensioni - Opera

VERONA: Molto rumore, dinamismo e giovanile esuberanza

Per l’edizione 2007 l’Estate Teatrale Veronese ha scelto di affidare le sue due nuove produzioni, ovvero Molto rumore per nulla ed...

Per l’edizione 2007 l’Estate Teatrale Veronese ha scelto di affidare le sue due nuove produzioni, ovvero Molto rumore per nulla ed Amleto, al talento di Gabriele Lavia, in veste sia di regista che di interprete-narratore.
Di Molto rumore per nulla, che ha debuttato il 3 luglio, Lavia ha curato solo la regia, affidando al figlio Lorenzo la parte di Benedetto ed attorniandolo da una compagnia di giovani attori, tutelati dalla presenza dei più esperti Mariano Anagni e Pietro Biondi.
Ne è scaturito così uno spettacolo piacevole, estremamente dinamico e molto ritmato, forse in alcuni casi anche troppo, da cui non spiccava il vero e proprio mattatore ma emergeva invece l’affiatamento del gruppo nel suo insieme.
L’idea registica su cui si fondava il tutto era quella di rappresentare una compagnia di attori che si accingono ad affrontare il testo shakespeariano. Idea non originalissima in verità, tant’è che la scena iniziale, con i ragazzi seduti al tavolo intorno al quale si svolgono le prime letture del copione, ricalcava fedelmente l’inizio del Riccardo II allestito da Lavia sempre al Teatro Romano 12 anni fa. Nonostante ciò lo spunto iniziale era sviluppato con coerenza e supportato da un grandissimo lavoro fisico di tutti gli interpreti e dai bei costumi “in fieri” di Andrea Viotti che sopperivano alla quasi totale mancanza di elementi scenografici.
La recitazione era molto energica e spedita, al punto che, soprattutto nella prima parte, l’eccessiva velocità ha rischiato di ostacolare una chiara comprensione della vicenda, oltre a costringere gli attori a scivolare sulle battute tralasciando un possibile lavoro di scavo del testo. A ciò si aggiunga una presenza quasi costante di musica dal vivo, che in più occasioni ha reso difficoltosa l’intelligibilità stessa delle parole. È vero che questo non è uno dei capolavori assoluti di Shakespeare e che, per la sua scrittura, è un copione che spesso rischia di scadere nella verbosità, tuttavia anche una recitazione a rotta di collo può sortire l’effetto di appiattimento anziché rivitalizzazione.
Fortunatamente da metà della prima parte si è avuta l’impressione che la frenesia si ridimensionasse, ed a questo punto le singole scene hanno iniziato ad acquisire una loro identità, dando vita a momenti molto intensi e coinvolgenti, quali ad esempio la scena del matrimonio, in cui Ero viene ripudiata. D’altro canto anche l’accompagnamento musicale dal vivo è passato da coro e fisarmonica ad un meno invadente pianoforte, che si sposava decisamente di più con la recitazione. Lo spettacolo è quindi proseguito su solidi binari, dando prova di un buon livello di intesa da parte di tutta la compagnia tra cui segnaliamo, oltre ai già citati, la virile Beatrice di Federica Di Martino. L’unica perplessità resta legata agli interventi dei comici che costituivano la Ronda, i quali, dopo aver presentato una caratterizzazione interessante nella loro prima uscita, non l’hanno ulteriormente arricchita nelle scene successive, continuando a girare intorno ad un modulo che alla lunga risultava un po’ ripetitivo.
Lo spettacolo ha comunque riscontrato un buon successo da parte del pubblico nell’ennesima serata autunnale di questa climaticamente ambigua Estate Teatrale.

Davide Cornacchione 4/7/2007